Progetto comune di ricerca

Aspetti politici e commerciali dei principati rumeni e dei regni italiani fino al 1860: una comparazione tra l'area Moldava (Bessarabia) e il Mezzogiorno italiano.

Responsabili di progetto
Paola Avallone, Silvia Corloteanu
Accordo
MOLDOVA - ASM-not in force - Academy of Sciences of Moldova
Bando
CNR/ASM 2015-2016
Dipartimento
Scienze umane e sociali, patrimonio culturale
Area tematica
Scienze umane e sociali, patrimonio culturale
Stato del progetto
Nuovo

Proposta di ricerca

Le relazioni tra Italia e Romania cominciarono ad instaurarsi nel corso del Medio Evo attraverso varie forme. Un punto di riferimento furono i rapporti avuti da Stefano il Grande, Principe della Moldavia (1457-1504) con la Repubblica di Venezia e il Papa Sisto IV. Durante la preparazione della difesa militare contro i turchi, il doge veneziano Andrea Vendramin mandò ambasciatori in Moldavia. L'importanza di questa missione fu nel fatto che per la prima volta si era instaurato un legame diretto tra la potente Repubblica di Venezia e la Moldavia, da cui derivarono poi rapporti commerciali tra l'area moldava e quella della penisola italiana. Non a caso, viaggiando in Transilvania, Moldavia e Valacchia, Francesco delle Vale scrive, nel 1532: "La lingua loro è poco diversa dalla nostra Italiana".
In particolare il Regno di Napoli, uno degli stati preunitari che occupavano in termini di popolazione e di estensione territoriale il primo posto tra gli stessi, considerato come crocevia degli scambi culturali ed economici del Mediterraneo, beneficiò di tali relazioni. Con l'arrivo sul trono di re Carlo di Borbone, grazie alla stipula di vari trattati bilaterali, si aprì una nuova fase di revisione e di rilancio dei rapporti commerciali con il Levante e gli stati nord europei. L'incremento degli scambi politici ed economici si avvalse della numerosa presenza di consoli stranieri di stanza a Napoli e l'apertura di consolati napoletani nei vari stati all'estero.
Nella prima metà dell'800 si intensifica questo aspetto delle connessioni culturali e economiche e degli ideali comuni in particolare fra romeni e italiani, e nello specifico con il Mezzogiorno d'Italia.
Interessante sarà approfondire l'esistenza, prima ancora dei trattati con i vari stati italiani, di rapporti commerciali con la Bessarabia dal 1806. Lo sviluppo dei commerci era di fatto legato alle nuove politiche tariffarie. A cominciare dalla Gran Bretagna. Dominava l'orientamento di Roberto Peel, sulla libertà di commercio. Fu grazie a lui che Napoli superò la diffidenza verso Londra: nel settembre 1842 egli faceva ridurre il dazio doganale su trenta articoli di produzione delle Due Sicilie e procurava al provvedimento l'immediata approvazione del Parlamento. Grazie alla disponibilità dei plenipotenziari britannici, i negoziatori napoletani ottennero, in tutto o in parte, le condizioni vantaggiose da loro desiderate. E così l'Inghilterra, dopo aver riconfermato in termini inequivocabili la sua rinuncia all'antico privilegio di bandiera (art. 1°), rinunciava anche al «privilegio della riduzione del 10% stipulato a favore del commercio dei suoi sudditi» nelle Due Sicilie, a tenore dell'«articolo 7 della Convenzione fatta in Londra a' 26 di settembre 1816». Da parte sua il governo napoletano si obbligava ad accordare una riduzione del 10% sui diritti doganali a favore delle importazioni inglesi, e ciò fin tanto che fosse stato in vigore il nuovo trattato, ossia per la durata di dieci anni. La stipulazione di tale trattato non significò che Napoli abbandonasse il sistema protezionista ma di certo consentì alle Due Sicilie, di migliorare le sue relazioni commerciali con l'estero, regolandole in conformità del trionfante principio di reciprocità, che prometteva vantaggi a tutti gli Stati che lo abbracciavano. AI trattato di commercio e navigazione col Regno Unito seguirono quindi quelli che Napoli conchiuse, sulle identiche basi, con la Francia (1845), con la Russia (1845), con la Sardegna (1846), con gli Stati Uniti d'America (1846), con la Danimarca (1846), con la Prussia (1847), con i Paesi Bassi (1848), col Belgio (1848), con la Turchia (1851), con la Toscana (1853), con l'Austria (1854): insomma, una revisione integrale dei rapporti commerciali delle Due Sicilie e in conseguenza l'allineamento di esse sul piano del nuovo regime degli scambi internazionali.
In particolare il mar Nero si aprì al commercio internazionale dopo la Convenzione di Akkermann del 1826. Da allora sia il Regno delle due Sicilie sia il Regno di Sardegna aprirono consolati nello spazio del Mar Nero Rumeno (MNR), sempre allo scopo di tutelare gli interessi dei commercianti italiani. La presenza degli italiani nello spazio rumeno e russo, con particolare attenzione ai territori fra Prut E Nistru (Bessarabia), e soprattutto dei napoletani, si è motivata con ragioni economiche, ma di che merci si trattava? in che quantità? Come si assicuravano? Si sono conservati contratti? In che lingua? Quali misure sanitarie venivano prese normalmente? Inoltre dopo il 1848 cominciano a giocare un ruolo anche aspetti politici, stimolati dalla 'scoperta' di radici linguistiche comuni e dal contemporaneo processo unitario in Italia e in Romania. Lo stesso Cavour, pensava a contatti col MNR come a un riallacciamento alla passata presenza genovese a un prolungamento della nuova presenza dell'Italia nel Mediterraneo. Quanto si è realizzato economicamente e politicamente di quei progetti, del resto appena abbozzati? E dall'altro lato: come ha vissuto il MNR la presenza dei piemontesi e dei napoletani del primo '800 in termini commerciali, più tardi culturali e infine politici?
Grazie ai confronti consolidatisi in questi anni tra ricercatori CNR e dell'ASM, ci si propone di fornire delle risposte alle domande riguardanti gli aspetti politici ed economico-commerciali dell'area Moldava e del Mezzogiorno italiano, unitamente a studiosi rumeni e russi. Sono state già avviate delle collaborazione le università rumene "A.C Cuza" di Iasi, "Babes Bolyai" di Clu-Napoca e l'Università di Oradea e con l'Istituto di Storia Universale presso l'Accademia di Russia.

Obiettivi della ricerca

Obiettivo della ricerca sarà quello di analizzare gli aspetti politici e economici-commerciali di alcune particolare aree scelte tra i principati rumeni e i regni italiani fino al 1860: la Bessarabia e il il Regno di Napoli, ieri come oggi aree di
'frontiera' per eccellenza, allineate o contrapposte nell'elaborazione di nuovi strumenti di controllo e regolamentazione dei flussi. In particolare si discuteranno ed analizzeranno le modalità con cui le istituzioni politiche, economiche e sociali hanno controllato, regolato e ostacolato la circolazione delle merci, delle culture e delle persone. La presenza degli italiani nello spazio rumeno e russo, con particolare attenzione ai territori fra Prut E Nistru (Bessarabia), e nello specifico dei napoletani si è motivata con ragioni economiche: ma di che merci si trattava? in che quantità? come si assicuravano? si sono conservati contratti? in che lingua? quali misure sanitarie venivano prese normalmente? ed infine come ha vissuto l'aerea del Mar Nero Rumeno la presenza dei piemontesi e dei napoletani del primo '800 in termini commerciali, più tardi culturali e infine politici? Quali sono state le influenze reciproche? quali i risvolti politici e economici nel XX secolo?
Obiettivo del progetto è anche quello di attivare un consorzio con partner russi e rumeni su queste tematiche per partecipare ad un programma finanziato da UE nell'ambito degli obiettivi Horizon 2020.

Ultimo aggiornamento: 30/09/2025