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Esplorazione geofisica nelle aree metropolitane: lesperimento del 'Bosco in Città' in Milano

I parchi delle aree metropolitane costituiscono una "finestra " attraverso la quale è possibile esplorare il sottosuolo. Una caratteristica peculiare dei parchi metropolitani sta nel fatto che nel corso della storia essi hanno sperimentato generalmente una bassa interazione antropica, e quindi il sottosuolo sin dai primi metri preserva le caratteristiche geologiche ed ambientali, che sono il frutto della evoluzione dei processi che nella loro area si sono instaurati nel tempo.

La caratterizzazione geologica-fisica del sottosuolo delle aree metropolitane costituisce un tema con cui si cimentano le ricerche per i fogli geologici CARG (Progetto italiano Cartografia Regionale Geologica al 50.000) delle aree metropolitane. Tali ricerche, infatti, incontrano molte difficoltà nel reperimento delle informazioni geologiche che principalmente derivano dalle perforazioni e dagli scavi, generalmente di piccole profondità e di livelli di qualità disomogenea, eseguite a scopo ingegneristico e/o idrico.

Questa caratterizzazione assume particolare importanza anche alla luce dell'uso urbanistico e territoriale delle aree metropolitane; basti pensare alla costruzione delle infrastrutture civili e di trasporto sotterraneo che raggiunge profondità sempre maggiori, all'uso delle risorse del sottosuolo, principalmente l'acqua, e alla definizione delle aree di sviluppo urbanistico.

In tali "finestre" è possibile l'applicazione di metodi di prospezione geofisica che permettono la ricostruzione delle strutture geologiche del sottosuolo, com'è stato dimostrato dall'esperimento sismico nel parco milanese del Bosco in Città.

La prospezione sismica è basata sulla registrazione in superficie, lungo stendimenti di sensori, dei segnali prodotti da onde generate in superficie con sorgenti esplosive o mazze battenti. Tali onde, propagandosi nel terreno, subiscono processi di rifrazione e/o riflessione alle diverse discontinuità che incontrano. Il trattamento dei segnali rifratti/riflessi registrati in superficie consente la costruzione d'immagini del sottosuolo interpretabili geologicamente.

L'obiettivo dell'esperimento sismico del Bosco in Città, effettuato dall'Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali (sezione di Milano) del Consiglio Nazionale delle Ricerche a supporto del progetto CARG Foglio 118 Milano, è stato quello di valutare la fattibilità logistica, riducendo al minimo l'impatto ambientale della prospezione, e di studiare e dimensionare i parametri sperimentali ottimali.

Contro ogni aspettativa, l'esperimento non solo ha confermato la fattibilità logistica-sperimentale, grazie all'uso del Minipulse una sorgente a mazza battente a basso impatto ambientale (fig. 1), ma ha evidenziato la possibilità di indagare il sottosuolo fino a 1000 m di profondità, con geometrie sperimentali piccole (stendimenti di 250 m).
L'immagine bidimensionale dei tempi di viaggio a due vie (fig. 2), fornisce informazioni sulla stratigrafia sismo-geologica con una risoluzione verticale compresa tra circa 5 e 15 m passando dalla superficie alla massima profondità indagata di circa 1000 m delle strutture geologiche dall'Olocene fino al Pliocene Medio Superiore (2,5-3 milioni di anni fa).
I risultati infine permettono di correlare le diverse stratigrafie dei pozzi disponibili, difficilmente tra loro correlabili, e di individuare e correlare i diversi livelli di falda presenti nell'area Milanese indagata.

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