14/07/2005
I sistemi di controllo si sono rivelati purtroppo insufficienti nel caso degli attentati londinesi.
Un esperto del Consiglio nazionale delle ricerche illustra quelli già adottati e le frontiere della ricerca per una maggior efficacia dei controlli cui l'ente partecipa.
Documenti di identità codificati in immagine digitalizzata, scansione dell'iride e delle vene della mano, registrazione e riconoscimento della geometria del volto, delle impronte digitali, del timbro della voce, videosorveglianza: le tecniche biometriche sono i pilastri per lo sviluppo dei sistemi di sicurezza. Eppure i drammatici fatti di Londra hanno dolorosamente messo in evidenza i limiti di queste tecnologie, anche le più sofisticate, nell'ambito delle azioni di contrasto al terrorismo.
"E' certamente difficile controllare capillarmente i luoghi ad alta frequentazione, soprattutto se l'utenza è anonima come quella che popola, ad esempio, le stazioni ferroviarie o della metropolitana", spiega l'ingegner Mario Savastano, primo ricercatore ed esperto di biometria dell'Istituto di bio-strutture e bio-immagini del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ibb-Cnr) di Napoli.
A differenza, infatti, degli aeroporti (e presto dei porti), luoghi nei quali, superato un certo 'confine di sicurezza', tutti i passeggeri sono identificati e, assieme ai relativi bagagli a mano, passati al controllo del metal detector e dei raggi X (e, in alcuni casi, anche del rilevatore di polveri esplosive), le stazioni difficilmente potranno adottare, a causa dell'alto numero di frequentatori, gli stessi sistemi di controllo. Nei cosiddetti 'luoghi ad alta frequentazione anonima' è necessario attuare un'intensa opera di prevenzione investigativa, effettuare controlli a campione sui passeggeri e, naturalmente, implementare i sistemi di video-sorveglianza.
"L'installazione di questi sistemi, i cui prezzi sono anche contenuti, è comunque solo il primo passo", afferma Savastano, "dal momento che le immagini, una volta acquisite, devono essere analizzate perché da esse vengano poi estratte le informazioni". L'opzione più diffusa è quella di registrare le immagini e analizzare a posteriori gli eventi, mentre sarebbe più efficace una gestione in tempo reale: in questo caso, però, un operatore dovrebbe tenere costantemente sotto controllo le aree sensibili. "Il passo successivo nella gestione di un impianto di televisione a circuito chiuso", precisa il ricercatore "consiste perciò nella implementazione della cosiddetta 'video-sorveglianza intelligente', in grado di focalizzare l'attenzione dell'operatore su particolari eventi rilevati automaticamente dal sistema. Un sistema basato sulla 'rilevazione delle anormalità' in grado di mettere in evidenza oggetti incustoditi, prevenire eventuali suicidi o gestire pericolosi assembramenti".
Il software installato, chiamato 'Ips' (Intelligent Pedestrian Surveillance System) compara le immagini acquisite dalle varie telecamere con immagini pre-registrate e relative alla stessa scena. Dall'analisi delle differenze il sistema, basato su algoritmi di intelligenza artificiale, evidenzia potenziali eventi pericolosi o anomali. Se, ad esempio, nell'immagine di una piattaforma della metropolitana persiste un insieme di pixel anche dopo il passaggio di molti treni, il sistema dà un allarme in quanto la 'macchia' potrebbe essere un passeggero che si è perso, un aspirante suicida o un bagaglio incustodito.
I reiterati attacchi terroristici e le conseguenti misure di contrasto adottate da quasi tutti gli Stati europei stanno poi agendo da elemento di ulteriore accelerazione verso una capillare diffusione delle tecniche biometriche: le metodologie, cioè, che a partire dal riconoscimento di alcune caratteristiche fisiche dell'individuo si prefiggono lo scopo di attribuire allo stesso una identità certa. "Per reprimere il fenomeno delle identità multiple (individui che cambiano più volte nome), siamo impegnati, a livello internazionale" dice Savastano, "nella realizzazione di documenti di espatrio o di identità che riportino sia l'identificativo anagrafico dell'individuo che una sua caratteristica fisica, come le impronte digitali, codificata in un'immagine digitalizzata o in un modello matematico di essa, detto 'template'".
Uno dei primi motori in questa delicata opera di collegamento internazionale è il Comitato di standardizzazione ISO (l'ISO/IEC JTC1 SC37 Biometrics), al quale l'Italia partecipa in prima linea attraverso il coordinamento di uno dei sei gruppi di lavoro su cui si articola l'attività, affidato al Consiglio Nazionale delle Ricerche. "In cinque anni di lavoro sul tema della biometria e del controllo degli accessi", spiega Savastano, "abbiamo stretto contratti di collaborazione con vari Ministeri, proponendoci come 'problem solver' ed accompagnando spesso il soggetto pubblico lungo tutto il percorso progettuale".
"L'auspicio", conclude l'ing. Savastano, "è che si possano concretizzare a breve due ambiziosi progetti che potrebbero vedere il CNR tra i protagonisti di un Laboratorio Biometrico Nazionale e di un network europeo di laboratori di prove e magari, domani, anche di certificazione, in grado di competere costruttivamente con altri Centri di ricerca negli Stati Uniti o in Estremo Oriente".
Roma, 14 luglio 2005
Per informazioni: Mario Savastano , Istituto di biostrutture e bioimmagini del Cnr, Napoli
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