Press note

I residui fiscali delle regioni

24/10/2017

Valori pro capite di entrate, spese e relativo residuo fiscale per ciascuna regione
Valori pro capite di entrate, spese e relativo residuo fiscale per ciascuna regione

Il processo referendario avviato da Lombardia e Veneto per chiedere allo Stato forme e condizioni particolari di autonomia, sulla base di quanto prescrive l’articolo 116, comma 3, della Costituzione ha riacceso il dibattito sull’opportunità di trattenere nelle regioni di residenza le risorse altrimenti destinate a finanziare la spesa nazionale e quindi delle altre regioni.

Il saldo tra quanto ciascun contribuente fornisce al finanziamento dell’azione pubblica e i benefici che ne riceve sotto forma di servizi, definito sin dagli anni ‘50 come residuo fiscale, trova la sua giustificazione etica nella necessità di trasferire le risorse dalle aree più ricche a quelle meno ricche del paese e di garantire i principi di equità tra tutti i cittadini. La stima di tale saldo a livello regionale consente di evidenziare l’ammontare della redistribuzione compiuta dallo Stato centrale.

Nella tabella allegata sono riportati i valori pro capite di entrate, spese e relativo residuo fiscale per ciascuna regione. Lo studio rientra nell’ambito delle attività dell’Osservatorio Finanziario Regionale realizzato dall’Istituto di studi sui sistemi regionali federali e sulle autonomie 'Massimo Severo Giannini' del Consiglio nazionale delle ricerche (Issirfa-Cnr). Per la quantificazione della differenza tra quanto un territorio versa sotto forma di gettito fiscale e quanto riceve sotto forma di servizi, riferita al triennio 2013-2015, sono stati utilizzati i dati forniti dall’Istat e dalla banca dati dei Conti pubblici territoriali dell’Agenzia per la coesione territoriale.

I residui pro capite evidenziano un consistente divario (come dimostra l’alto valore del coefficiente di variazione 360,9) tra il Mezzogiorno, che riceve in beni e servizi pubblici molto più di quanto versano in gettito fiscale (-3.546 euro di media pro capite regionale), e le rimanenti regioni (Nord +925, Centro +790 euro di media pro capite regionale). Un sensibile divario si rileva anche nei livelli delle entrate (Nord 15.429 euro, Centro 13.295 euro, Sud 8.469 euro di media pro capite regionale) a causa essenzialmente del livello di sviluppo delle diverse aree del Paese. Le regioni del Mezzogiorno complessivamente mostrano un livello di spesa leggermente più basso rispetto alle altre (Nord 14.504 euro, Centro 12.506, Sud 12.015 di media pro capite regionale).

Il livello di spesa pubblica pro capite verso le Regioni è più elevato in quelle a statuto speciale, che beneficiano di forme di maggior autonomia e consistenti risorse finanziarie, e nelle più piccole, dove giocano un ruolo determinate l’indivisibilità di alcuni beni pubblici e le diseconomie di scala. Anche regioni a statuto speciale e più piccole evidenziano di conseguenza come il Mezzogiorno, anche se in misura minore, un residuo fiscale negativo (cioè più servizi e beni pubblici ricevuti che esazione fiscale): rispettivamente, di -1.903 euro e -1.995 euro di media pro capite regionale.

I residui riflettono insomma la redistribuzione tra individui con redditi in media più elevati al nord e più bassi al sud; tuttavia i beneficiari della redistribuzione non sono solamente le regioni del mezzogiorno ma anche quelle a statuto speciale e quelle di piccole dimensioni. Allo stesso tempo il livello di spesa delle regioni meridionali, in sostanza analogo rispetto a quello del Centronord, conduce a supporre che il miglioramento dei residui fiscali di tali regioni non possa che essere correlato a politiche di sviluppo di quei territori.

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