Focus

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La comprensione dei processi geodinamici e l'analisi dei fattori che ne influenzano l'evoluzione rappresenta un traguardo fondamentale nell'ambito delle Scienze della Terra. Tra i vari processi, l'estensione continentale e la formazione delle rift valleys riveste un ruolo di notevole importanza in quanto precede la formazione dei bacini oceanici. L'importanza delle aree di estensione crostale è inoltre legata alla presenza di giacimenti minerari e idrocarburi ed all'elevato impatto sociale dovuto all'alto rischio sismico e vulcanico. Per questi motivi, molti dati geofisici, geologico-strutturali, petrologici e geochimici sono stati acquisiti in aree di rift continentali e margini oceanici da parte di compagnie petrolifere ed enti di ricerca. Tali dati hanno rappresentato la base per l'elaborazione di modelli di formazione di bacini oceanici basati sia su modellizzazione di tipo numerico (effettuata attraverso computer) sia su modellizzazione di tipo analogico (procedura sperimentale che si basa sulla costruzione di modelli fisici a scala ridotta). Nell'ambito di una collaborazione tra l'Istituto di Geoscienze e Georisorse e la Vrije Universiteit di Amsterdam (Olanda), è stato sviluppato un approccio combinato di modellizzazione analogica e numerica per l'analisi dei processi di rottura continentale ed oceanizzazione. L'integrazione delle due metodologie si rende necessaria in quanto i modelli numerici, ad elementi finiti, permettono di modellizzare le variazioni termiche durante l'estensione fornendo, però, allo stato attuale una visione bidimensionale del processo. D'altra parte, i modelli analogici permettono di ottenere una visione tridimensionale dell'evoluzione del sistema astenosfera-litosfera, anche se approssimano il complesso processo termo-meccanico dell'estensione continentale ad un processo puramente meccanico (isotermico). La comparazione tra i due differenti approcci ha permesso di approfondire la conoscenza del processo di oceanizzazione e dei fattori che ne controllano l'evoluzione tridimensionale. In particolare, i modelli hanno chiarito l'importanza della strutturazione pre-esistente della crosta continentale nel controllare la durata del rift, l'entità della produzione di magma durante il processo e la geometria finale dei margini oceanici. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su una prestigiosa rivista (Geophysical Research Letters) edita dall'American Geophysical Union.