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Rischi naturali in aree costiere

Nell'ambito delle attività di ricerca del dell'IAMC è stato pubblicato il volume:"Geohazard in rocky coastal areas" a cura di Crescenzo Violante incentrato su tematiche riguardanti i rischi naturali in aree costiere. Il volume è una Pubblicazione Speciale della Geological Society of London (SP 322).
Il volume raccoglie nove contributi scientifici che illustrano diversi aspetti della pericolosità e del rischio naturale derivanti da eventi geologici in aree di costa rocciosa. I casi studio si riferiscono a diversi contesti geologici e geomorfologici presenti in aeree di costa italiane e si basano su dati di geologia marina integrati con rilievi terrestri e dati provenienti dalla lettura critica di fonti storico-archivistiche. I temi trattati, sebbene inseriti in un contesto internazionale, hanno una forte valenza regionale in quanto rappresentativi di problematiche inerenti gli studi costieri.
I sistemi di costa alta sono naturalmente predisposti a fenomeni di erosione e dissesto, anche a carattere catastrofico, a cui si associa una significativa ed irreversibile riduzione di terre emerse. Ciò causa profonde modificazioni dell'ambiente fisico ed espone l'impianto economico e le attività antropiche a un elevato grado di rischio, con gravi danni a infrastrutture e perdita di vite umane.
L'approccio metodologico su cui si basa il volume, illustrato nel lavoro introduttivo di Violante, riconosce una continuità tra territorio emerso e prospicienti aree marine, collocando lo studio della costa in un contesto spaziale compreso tra terra e mare. Ciò ha consentito di collegare forme e depositi ritrovati in aree di offshore ad eventi estremi che hanno colpito la costa, e di riconoscere una ricorrenza spaziale e temporale degli effetti geologici e dei danni prodotti sul territorio in epoca storica e preistorica.
Dallo studio presentato da Iadanza et al. riguardante l'inventario dei fenomeni franosi in Italia (IFFI), emerge che la nostra penisola è formata per il 35% da coste di tipo roccioso. Questo lavoro illustra le tipologie e la distribuzione dei dissesti che interessano i versanti costieri italiani, approfondendo i casi più significativi. I settori più a rischio sono quelli interessati da presenza di piccoli corsi d'acqua sottesi ad altrettanto ridotti bacini fluviali, spesso intensamente urbanizzati, e normalmente caratterizzati da portate sedimentarie nulle o prossime allo zero. Il pericolo geologico associato a queste tipologie costiere è strettamente collegato all'aumento abnorme del carico solido fluviale causato da piogge intense che provocano il dilavamento di suolo e roccia dai fianchi vallivi verso il corso d'acqua principale, trasformandolo in una colata rapida di fango e detrito (debris torrent) altamente distruttiva. I meccanismi e la pericolosità associati a queste alluvioni lampo (flash flood) o piene torrentizie sono oggetto di studio di tre lavori presentati nel volume (Sacchi et al., Porfido et al. e Cinque & Robustelli), riguardanti la Costa d'Amalfi - Penisola Sorrentina in Campania, fortemente rappresentativi di condizioni ambientali tipiche di altre aree di costa italiane e del bacino mediterraneo. In particolare, nell'area sorrentino-amalfitana, tali fenomeni sono fortemente connessi alla presenza di coperture sedimentarie altamente instabili costituite da depositi piroclastici da caduta della grande eruzione vesuviana del 79 d.C., oggi in parte ridistribuiti sottoforma di conoidi alluvionali alla foce di torrenti, ma ancora presenti al di sopra del substrato carbonatico dei ripidi versanti costieri.
Eventi calamitosi di magnitudo elevata, ma che si verificano con tempi di ritorno più lunghi, sono associati a fenomeni di dissesto di fianchi vulcanici attraverso la formazione di valanghe di detrito (debris avalanche) altamente distruttive. A questa categoria appartengono eventi erosivi a forte carattere catastrofico che hanno interessato in epoca preistorica aree di costa vulcanica, provocando il collasso improvviso di ingenti volumi (> 1km3) di materiale da terra verso mare con un significativo potenziale tsunamigenico. Fenomeni di questo tipo vengono documentati nei lavori di Alteriis & Violante e Milia et al. al largo dell'isola d'Ischia e del Somma-Vesuvio rispettivamente. Gli studi eseguiti si basano su dettagliate analisi geofisiche e sedimentologiche effettuate in aree marine costiere che hanno consentito il ritrovamento di accumuli di frana estesi fino a diversi chilometri dalla costa.
Tipologie franose associate a fenomeni di arretramento di falesie ampiamente diffuse in ambienti di costa rocciosa, vengono discusse da Brandolini et al. attraverso la presentazione di un caso-studio riguardante le coste liguri, in cui si sottolinea l'influenza del fattore antropico nei processi di instabilità di versante. Stesse tematiche sono, infine, riportate da De Pippo et al. che propongono un metodo per valutare la pericolosità costiera basato sulla costruzione di una matrice interattiva.

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