Gaglioppo, Magliocco, Arvino, Mantonico e Sangiovese, sono solo alcune delle molte cultivar presenti sul territorio calabrese. Denominata 'regione dalle molte uve', la Calabria con i suoi 15 mila ettari impiantati a vite, mostra un patrimonio di biodiversità ricco e variegato, suddiviso tra uve nere, bianche, rosse, viola, rosso grigiastre, spesso dal sapore aromatico.
Ma perché proprio in Calabria una così ampia ricchezza di diversità genetica? Secondo uno studio realizzato dall'Istituto di virologia vegetale (Ivv) del Consiglio nazionale delle ricerche, in collaborazione con l'Istituto agrario di San Michele all'Adige (oggi fondazione Edmund Mach), Università mediterranea di Reggio Calabria e Azienda Fratelli Librandi di Cirò Marina, la motivazione risiede nelle particolari caratteristiche morfo-geografiche della regione: una penisola percorsa da una dorsale di monti con conche, pianure, valli, terrazzi, altopiani e coste frastagliate. Un ambiente particolarmente fertile, in grado di sviluppare e mantenere nel tempo una grande ricchezza di biodiversità.
"Un viaggio nei vitigni della Calabria", spiega Anna Schneider dell'Ivv-Cnr, "per stabilire con certezza l'identità delle coltivazioni, la corretta corrispondenza di queste al Registro nazionale delle varietà e l'accertamento delle numerose sinonimie e omonimie presenti sul territorio". Il più 'mascherato' di tutti è il Magliocco, cultivar più diffusa e storicamente presente nella regione, con una quindicina di differenti denominazioni come 'Arvino', 'Lacrima nera', 'Guarnaccia', 'Terravecchia', 'Merigallo', 'Maglioccuni', 'Marsigliana', 'Greco nero' e altre. "Nelle diverse località", continua Schneider, "i viticoltori sono convinti di allevare varie tipologie di viti solo perché presentano differenze di grappolo, piccolo e privo di ali oppure più allungato e con un'ala ben sviluppata,
Silvia Mattoni
Fonte: Anna Schneider, Istituto di virologia vegetale, Torino, tel. 011/6708745, email A.Schneider@ivv.cnr.it
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