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Cynara cardunculus L., innovazione e diversificazione del suo uso

La specie C. cardunculus L. comprende le due varietà botaniche altilis DC. (cardo coltivato) e sylvestris Lam. (cardo selvatico) e la sottospecie scolymus Hegi (carciofo).
Il consistente interesse per le potenzialità produttive di questa specie è legato, oltre che al tradizionale uso delle sue infiorescenze immature (capolini) nell'alimentazione umana, alla possibilità di impieghi alternativi della biomassa e alla possibilità di ottenere in ambiente mediterraneo risultati produttivi importanti con apporti idrici piuttosto limitati.
Queste considerazioni hanno indotto, la sezione di colture erbacee strategiche dell'ISAFoM, a svolgere una intensa attività di ricerca all'interno dell'ampia collezione di C. cardunculus in suo possesso e di cui è in corso la caratterizzazione mediante AFLP's. Tra i risultati acquisiti alcuni meritano particolare segnalazione.
Nel carciofo, si è pervenuti alla messa a punto di idonee tecniche di micropropagazione essenziali per creare le basi di una efficiente attività vivaistica.
È stata esplorata, inoltre, la possibilità di indirizzare verso altre forme di utilizzazione la coltivazione di forme domestiche e spontanee di queste specie. Notevole è risultata la produzione di biomassa (oltre 30 t ha-1 di s.s. nel cardo coltivato) con un valore energetico pari a 17 MJ Kg-1 di s.s., ed utilizzabile anche per la produzione di carta. Di rilievo anche la produzione di radici ricche di zuccheri (oltre 40%) di cui l'85% costituiti da inulina con un grado di polimerizzazione di oltre 100. La resa in zuccheri in alcuni genotipi a superato le 4 t ha-1.
Anche le produzioni di acheni sono state più che soddisfacenti. Gli acheni hanno mostrato una composizione media pari a 22% di proteine, 24% di olio, 28% di fibra, 4% di ceneri e 22% di estrattivi inazotati. In alcuni tipi è stata evidenziata una resa in olio superiore al 28%. L'olio ottenuto presenta una distribuzione degli acidi grassi simile a quella del mais e del girasole, caratteristiche chimiche che lo rendono adatto per l'alimentazione umana, e alte quantità di tocoferoli che lo rendono particolarmente stabile nei confronti dei fenomeni di ossidazione. La farina residua degli acheni deoleati è di grande interesse come alimento zootecnico, per la quantità e qualità degli amminoacidi presenti.
L'attività di ricerca fin qui svolta, che si è avvalsa della collaborazione dell'Istituto sulle Colture Industriali di Bologna e dell'Università Cattolica di Lovanio, ha prodotto significativi avanzamenti nelle conoscenze alla base di innovazioni di possibile trasferimento agli operatori del settore. I risultati relativi alla produzione di biomassa, di acheni e di radici da cui estrarre inulina, già oggetto di pubblicazione su riviste internazionali, sembrano particolarmente promettenti sia perché si tratta di coltivazioni a ridotto input energetico, sia ai fini della valorizzazione di risorse genetiche autoctone dalle potenzialità finora inesplorate.