L'apprendimento e la memoria costituiscono due facoltà importantissime per l'uomo: la prima permette di acquisire conoscenze dal mondo che lo circonda mentre la seconda le custodisce. Una volta acquisite, le informazioni vengono custodite dapprima in una forma transitoria (memoria a breve termine), che si forma rapidamente e perdura solo per minuti od alcune ore. Per persistere giorni, mesi o anni, queste informazioni devono essere successivamente trasformate o consolidate in una memoria a lungo termine. Tale consolidamento è dovuto a modificazioni cerebrali di tipo plastico, e cioè a delle vere e proprie modificazioni strutturali del sistema nervoso, che sono mediate dalla sintesi di proteine specifiche la cui identità è rimasta in gran parte sconosciuta. Utilizzando moderne tecniche di indagine sul genoma, lo studio di Sebastiano Cavallaro e Velia D'Agata dell'Istituto di Scienze Neurologiche del CNR, assieme a colleghi americani del Blanchette Rockefeller Neuroscience Institute, ha recentemente permesso di coinvolgere un gran numero di geni nei processi che mediano l'apprendimento ed il consolidamento della memoria. Lo studio (Cavallaro S., D'Agata V., Manickam P., Dufour F., Alkon D.L., Memory specific temporal profiles of gene expression in the hippocampus. Proc. Natl. Acad. Sci. USA, 99(25):16279-16284, 2002) rivela che l'apprendimento ed il consolidamento della memoria sono associate al funzionamento di almeno 140 geni. Le proteine che derivano da questi geni hanno funzioni diverse ed intervengono in stadi differenti nel corso dell'apprendimento e della memoria. Queste proteine rappresentano potenziali bersagli verso cui si potrà indirizzare nuove terapie farmacologiche in grado di migliorare le nostre capacità cognitive. Un esempio promettente è già rappresentato da un fattore di crescita coinvolto nello studio, il Fibroblast Growth Factor-18, che una volta somministrato ad animali da laboratorio è risultato in grado di migliorare le capacità d'apprendimento. La ricerca, quindi, apre nuovi orizzonti nello sviluppo di farmaci per i disturbi cognitivi.
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