Focus

Dagli organismi marini un aiuto ai problemi della navigazione.

Il problema delle incrostazioni biologiche (fouling), i cui costi globali sono stati valutati nell'ordine dei 6,5 miliardi di $ annui, comporta la riduzione della velocità delle navi e l'entrata in bacino di carenaggio per la pulizia e il ripristino del rivestimento protettivo costituto dalle le pitture 'antivegetative' contenenti sostanze tossiche che rilasciate gradualmente, impediscono l'insediamento del fouling ma contribuiscono anche all'inquinamento ambientale, in alcuni casi in maniera notevole. L' IMO (International Marittime Organisation) considera i tossici rilasciati dalle pitture antivegetative quali fonti di inquinamento costiero da tenere sotto controllo. Per questo motivo essa ha bandito, a partire dal 2003, l'uso di alcune pitture, ottime per il loro scopo, come le 'autoleviganti' a base di tributil Stagno, ma pericolose per l'ambiente.
Questo bando che ha gettato nello sconforto armatori e i produttori di pitture per uso navale e per lo yachting, ha riportato d'attualità la ricerca di nuove pitture antivegetative alternative che siano contemporaneamente efficaci senza essere tossiche: sembrerebbe una contraddizione in termini!
La ricerca qui presentata, ha dunque evidenti risvolti applicativi economici, ambientali ed anche sanitari, se si tiene conto che spesso la sosta di natanti convive in aree costiere protette (porti, rade, baie, etc.) con attività d'acquacoltura. Essa s'inserisce nel filone delle sostanze bioattive, già utilizzate nella ricerca farmacologia, presenti negli organismi marini ed in particolare in quelli che normalmente si presentano privi di organismi epibionti cioè con la superficie del loro corpo priva di altri organismi. L'ipotesi di partenza è che essi posseggano delle speciali difese che, in qualche modo, proteggono la loro superficie dagli epibionti che, in senso lato, possono essere considerati fouling. Poiché peraltro molti veleni derivano da sostanze naturali, occorre verificare che l'azione di difesa da loro messa in campo, sia specifica, limitata nel tempo e non tossica per altri organismi dell'ecosistema.
In collaborazione con l'Università di Ljubliana è stata verificata l'attività antifouling di sali bioattivi di Polialchilpiridina, isolati e purificati dalla spugna Reniera sarai, la cui sintesi di laboratorio attualmente in corso, procede in modo soddisfacente ad opera del laboratorio di Chimica biorganica dell'Università di Trento. Questi sali, pur essendo meno attivi dei due biocidi del commercio più comunemente usati come tossici antifouling, hanno una tossicità nei confronti degli organismi non target da 500 a 2000 volte inferiore nei confronti degli organismi non bersaglio fito e zooplanctonici provati. Le prove d'insediamento, cioè d'efficacia antivegetativa, sono state effettuate con le larve insedianti dei balani, i comuni 'denti di cane', i più caratteristici organismi della comunità fouling che i possessori di barche ben conoscono per la difficoltà ad eliminarli dalle chiglie. Esse, hanno dimostrato che dopo la permanenza nelle soluzioni dei due prodotti commerciali, al ripristino delle condizioni d'acqua priva di tossico, non sono più in grado d'insediarsi mentre quelle poste in contatto con soluzioni dei sali di Polyalchilpiridina, dopo lo stesso periodo di tempo, mantengono inalterata la loro capacità d'insediarsi dimostrando così un'attività antifouling prevalentemente di tipo 'repellente' o narcotica.