Nel corso degli ultimi 40 anni la massa degli oggetti artificiali in orbita è cresciuta abbastanza stabilmente, al ritmo di circa 145 tonnellate l'anno, arrivando a poco meno 7000 tonnellate in totale. Ora gran parte della sezione d'urto e della massa (97% al di sotto dei 2000 km di quota) è concentrata in circa 4500 oggetti intatti, cioè satelliti e stadi abbandonati, e in un migliaio di satelliti operativi. Diversi studi e simulazioni hanno indicato che il modo più efficiente per prevenire l'instaurarsi di una crescita esponenziale a lungo termine della popolazione di detriti maggiori di 10 cm, quelli cioè potenzialmente in grado di distruggere un satellite di una tonnellata in orbita bassa, consisterebbe nel rimuovere selettivamente abbastanza sezione d'urto e massa dalle regioni di spazio più densamente popolate. In pratica, la rimozione attiva, ogni anno, di circa lo 0,1% degli oggetti intatti abbandonati nello spazio sarebbe sufficiente a stabilizzare i detriti catalogati al di sotto dei 2000 km, assieme alla sistematica adozione delle misure di mitigazione già raccomandate dall'Inter-Agency Space Debris Coordination Committee (IADC) e dalle Nazioni Unite. Esse includono la passivazione di stadi e satelliti al termine della loro vita operativa, in modo da prevenire le esplosioni accidentali, la scelta di hardware e procedure per minimizzare il rilascio di oggetti in orbita, lo spostamento a fine vita dei nuovi satelliti dalle regioni di spazio più importanti e affollate, la limitazione della "lifetime" orbitale residua dei nuovi satelliti e stadi abbandonati, e la prevenzione delle collisioni catastrofiche con manovre evasive, quando possibile.
Nel corso dell'ultimo quarto di secolo, l'adozione progressiva delle misure di mitigazione elencate sopra si era rivelata in grado di mantenere sotto controllo la crescita dei detriti catalogati prodotti dalle esplosioni accidentali in orbita, ma il test anti-satellite cinese del 2007 e l'urto accidentale tra i satelliti Iridium 33 e Cosmos 2251 del 2009, avvenuti nella regione di spazio già più popolata di detriti, hanno prodotto un'enorme quantità di nuovi frammenti catalogati, riportando le lancette dell'orologio della mitigazione indietro di 20 anni. Inoltre, gli oggetti artificiali di 10 cm o più, cioè i "proiettili" in grado di causare la frammentazione catastrofica di un satellite di una tonnellata, alla velocità di collisione media di circa 10 km/s in orbita bassa, potrebbero continuare a crescere di numero, in certe fasce di altezza, anche se venissero adottate immediatamente delle misure molto drastiche, come lo stop dei lanci e delle esplosioni in orbita, a causa delle collisioni tra gli oggetti già presenti nello spazio.
Per queste ragioni si va facendo strada l'idea che la "mitigazione", che si propone di ridurre la generazione di nuovi detriti da parte delle nuove missioni in corso o ancora da lanciare, dovrà essere inevitabilmente affiancata da un intervento attivo di rimozione di oggetti vecchi, abbandonati nello spazio da tempo. I principali candidati alla rimozione avrebbero masse tipiche comprese tra i 500 e 1000 kg nel caso dei satelliti, e di oltre 1000 kg nel caso degli stadi superiori. In pratica si tratterebbe di rimuovere sistematicamente circa 5 oggetti l'anno dalle 7 bande di altezza e inclinazione più popolate al di sotto dei 1000 km.
Per raggiungere questo obiettivo, è stata recentemente elaborata una proposta e verificata preliminarmente la fattibilità di utilizzare dei moduli a propulsione ibrida, in cui un ossidante liquido o gassoso viene iniettato nella camera di combustione in direzione assiale per bruciare un combustibile solido. La collaborazione, capeggiata dal Politecnico di Milano, include l'Università di Napoli "Federico II", l'Università di Padova, il Politecnico di Torino, il Centre National d'Études Spatiales, la Omsk State Technical University e la Samara State Aerospace University, oltre all'Istituto di Scienza e Tecnologie dell'Informazione "Alessandro Faedo" del CNR, che si è occupato della caratterizzazione dell'ambiente detritico, dell'identificazione e selezione dei potenziali bersagli e di aspetti relativi all'analisi di missione. I risultati preliminari dello studio sono stati presentati nel corso del 2012 al 2nd European Workshop on Active Debris Removal (Parigi), al 63rd International Astronautical Congress (Napoli), alla 8th International Science and Technology Conference (Omsk) e alla 9th International Conference on Flow Dynamics (Sendai).[Luciano Anselmo, Carmen Pardini]
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