Le tecnologie basate sull'impiego dei sistemi a fanghi attivi sono ancora quelle più diffuse per il trattamento sia delle acque urbane che industriali malgrado abbiano lo svantaggio di richiedere elevate aree superficiali e di produrre considerevoli quantitativi di fango di supero il cui smaltimento nell'ambiente è fonte di crescente preoccupazione. Ciò spiega l'interesse a livello internazionale verso tecnologie innovative che risultino più vantaggiosi in termini di compattezza di impianto, flessibilità operativa e produzione di fango.
In questo contesto, l'Istituto di Ricerca sulle Acque del CNR ha sviluppato una nuova tecnologia (SBBGR- Sequencing Batch Biofilter Granular Reactor) in grado di depurare le acque di scarico con elevata efficacia e minima produzione di fango. Il sistema SBBGR si basa su un biofiltro a funzionamento discontinuo nel quale le varie fasi del trattamento biologico (rimozione del carbonio, rimozione dell'azoto, sedimentazione) si susseguono nella stessa unità con sequenza temporale anziché avvenire contemporaneamente in unità dedicate come negli impianti tradizionali a fanghi attivi. La potenzialità del sistema SBBGR è attribuibile alle particolari caratteristiche della biomassa che nelle condizioni operative messe a punto cresce sotto forma di granuli ad elevata densità (vedi figura 1), anche 4 o 5 volte maggiore di quella dei tradizionali fanghi attivi. L'elevata densità consente di avere maggiori concentrazioni di biomassa (fino a 40 kg/m3) con risvolti positivi sulle capacità di trattamento e sulla produzione di fango (quasi un ordine di grandezza in meno rispetto a quella dei sistemi convenzionali).
Gli interessanti risultati ottenuti applicando la tecnologia su scala laboratorio per il trattamento dei reflui municipali e industriali hanno convinto la Commissione Europea che nel 2005 ha cofinanziato, nell'ambito del Programma LIFE-Ambiente, il trasferimento tecnologico su scala dimostrativa della tecnologia SBBGR (progetto LIFE PERBIOF, "A new technology for treating municipal and/or industrial wastewater with low environmental impact"). I soggetti attuatori del progetto (iniziato nel Novembre 2005 e con durata triennale) sono l'Istituto di Ricerca sulle Acque del CNR, l'IRIDE Acqua Gas del gruppo IRIDE SpA e l'Università di Savoia (Francia). Il progetto si prefigge di valutare su scala dimostrativa, attraverso l'utilizzo di un prototipo (vedi figura 2), progettato e costruito appositamente per il progetto, l'efficacia e i costi-benefici della tecnologia SBBGR per il trattamento sia degli scarichi urbani che di quelli industriali (nella fattispecie, reflui di conceria).
I risultati ottenuti dopo quasi un anno di sperimentazione durante il quale l'impianto è stato alimentato con l'effluente primario del depuratore di Bari Occidentale hanno evidenziato efficienze di rimozione del COD, solidi sospesi ed azoto maggiori del 80% anche in condizioni di tempi di residenza idraulici piuttosto bassi (circa 4 ore). Di particolare interesse è stata la bassissima produzione di fango (quasi un ordine di grandezza inferiore a quella dei sistemi a fanghi attivi) riscontrata durante l'intero periodo di sperimentazione che ha di fatto confermato i risultati ottenuti su scala laboratorio.
Attualmente, il prototipo viene utilizzato per il trattamento dei reflui provenienti dal distretto conciario di Solofra (AV). Rispetto alla campagna dei reflui municipali, il prototipo è stato equipaggiato con una unità di ossidazione chimica (basata sull'utilizzo di ozono) allo scopo di aumentare la biodegradabilità dei composti recalcitranti che solitamente caratterizzano questa tipologia di reflui.
Per maggiori informazioni sulla tecnologia e per gli aggiornamenti sulle attività in corso e sui risultati ottenuti, si rimanda alla consultazione del sito www.perbiof-europe.com, completamente dedicato al progetto
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