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Anche nei distretti si comincia a lavorare on-line

Negli ultimi anni il dibattito sull'impatto delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) si è spostato dalle grandi alle piccole imprese con particolare interesse sui distretti industriali.
La ricerca del Ceris ha misurato la diffusione delle ICT nei distretti piemontesi (Biella, Canelli, Chieri, Cusio, Omegna, provincia di Torino, Valenza Po), coinvolgendo tutte le società di capitali con fatturato superiore ai cinque milioni di Euro.
Nella media, i distretti piemontesi mostrano una dotazione ragguardevole, con percentuali di diffusione superiori a quelli degli altri distretti italiani specializzati nello stesso settore.
I percorsi di diffusione non sono però uniformi e dipendono dalle caratteristiche sia delle singole imprese, sia del sistema locale nel suo complesso. Le variabili esplicative più significative sono la dimensione e la specializzazione settoriale. L'appartenenza a gruppi, in particolare stranieri, influenza positivamente la dotazione, mentre la percentuale di adozioni non è significativamente superiore nelle imprese fortemente esportatrici.
Per quanto molti abbiano affermato che le ICT rappresentano uno strumento particolarmente adeguato per le piccole imprese, che consentirebbe loro di recuperare margini di vantaggio sulle grandi, la nostra ricerca mostra invece che le imprese di dimensioni maggiori hanno per il momento maggiori incentivi all'investimento e maggiori risorse per sfruttarli.
Ogni specializzazione settoriale ha esigenze di comunicazione specifiche che possono ottenere un supporto più o meno adeguato dalle ICT, e questo spiega in parte i differenziali di diffusione. Tuttavia un elevato livello tecnologico dei processi produce una cultura aziendale più favorevole all'accoglienza e a una gestione evoluta anche di tecnologie estranee alla produzione, come sono le ICT.
A livello di sistema locale abbiamo verificato che la variabile spaziale non è una variabile significativa. Al contrario risulta molto importante la struttura organizzativa della rete di relazioni all'interno del distretto. I distretti in cui le imprese e la catena del valore sono molto integrate, con scarso impiego di subfornitori sono quelli in cui ci sono più ritardi nella diffusione. La presenza di grandi imprese, definibili così almeno in termini relativi rispetto alla realtà locale, se non accompagnata da un'organizzazione della catena produttiva non integrata, non è sufficiente ad avviare un processo di diffusione. Le imprese molto brillanti, le imprese in forte crescita si concentrano sugli aspetti produttivi e tendono a posporre il problema di investire in una rete di comunicazione razionale. La coscienza dell'importanza dei canali di comunicazione è quindi connessa con la forza della pressione competitiva del mercato in cui l'impresa opera.
Nei distretti che presentano una filiera non integrata si riscontra una gerarchia nei tempi di adozione, partendo dalle imprese a valle. Su queste, definibili come imprese leader, ricade il compito di investire nelle attività necessarie per adattare tecnologie generiche allo specifico campo di applicazione. Tuttavia queste imprese leader non hanno potere coercitivo sufficiente per imporre il proprio standard tecnologico a conferma di una caratteristica originaria dei distretti, che sono, nonostante l'eterogeneità dimensionale, sistemi in cui non emerge potere di mercato.

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