Focus

Il manoscritto ritrovato di Spinoza

Di Barukh Spinoza, il filosofo nato ad Amsterdam nel 1632 da una famiglia di ebrei fuggiti dal Portogallo in seguito agli editti di persecuzione, ci restavano soltanto le opere pubblicate a stampa, per la gran parte dopo la sua morte. Non esistevano infatti manoscritti spinoziani a eccezione di qualche lettera e di due copie della traduzione nederlandese del Breve trattato su Dio, l'uomo e la sua felicità, un testo rimasto incompiuto e che non fu inserito nell'edizione delle opere postume, uscita a cura di una ristretta cerchia di amici tra la fine del 1677 e i primi mesi del 1678. L'unico manoscritto finora conosciuto dell'Etica, l'opera più nota di Spinoza, è stato pubblicato dall'editore Brill di Leida nel volume The Vatican Manuscript of Spinoza's 'Ethica', a cura di Leen Spruit e Pina Totaro, ricercatrice dell'ILIESI. Redatto in epoca precedente alla stampa delle Opere postume, esso costituisce un documento di eccezionale importanza e che non mancherà di rinnovare e alimentare il dibattito sull'interpretazione di uno dei filosofi più discussi della modernità. Il codice è rimasto conservato nella Biblioteca della Congregazione per la dottrina della fede (ex S. Uffizio) sino al 1922, anno in cui fu trasferito nella sezione manoscritti della Biblioteca Vaticana dove oggi si trova. Il testo, che si presenta privo del frontespizio e senza alcuna indicazione relativa al suo autore, è registrato nel catalogo dei manoscritti con il titolo di Tractatus theologiae. A causa di questa errata titolazione (forse dovuta all'incipit stesso della prima parte dell'Ethica che è, appunto, De Deo), esso non era mai stato correttamente identificato. Ora che abbiamo accesso a un manoscritto dell'Etica, che è precedente e indipendente dalla versione pubblicata postuma, siamo in grado di elaborare una più corretta interpretazione del testo, di ricostruire la storia della sua trasmissione, di individuare le varianti e di valutare la fondatezza delle ipotesi formulate da alcuni studiosi, secondo i quali nella messa a punto per la stampa molti luoghi sarebbero stati modificati, contraffatti, o in vario modo 'normalizzati'.