Evidenze clinico-sperimentali emergenti sottolineano l'importanza
del controllo endocrino della funzione cardiovascolare. In particolare
la triiodotironina (T3), ormone tiroideo biologicamente attivo, svolge
un importante ruolo nella regolazione della frequenza e contrattilità
cardiaca, nonche' del tono arterioso periferico. Un'alterazione del
profilo tiroideo, caratterizzata da bassi livelli circolanti di T3
("Sindrome da bassa T3"), è talora osservata in pazienti affetti da
gravi malattie sistemiche. Nella pratica clinica la Sindrome da
bassa T3 è interpretata come un meccanismo di adattamento
dell'organismo in presenza di una malattia severa, finalizzato a
ridurre la produzione dell'ormone tiroideo attivo e quindi del
consumo energetico da esso dipendente. Recentemente questa
interpretazione è stata tuttavia posta in discussione. Sulla base di
queste premesse abbiamo avviato nel 1999 uno studio per valutare
le relazioni fra assetto tiroideo e prognosi dei pazienti cardiopatici.
Con l'ausilio dell'archivio computerizzato del nostro Istituto sono stati
selezionati 563 pazienti cardiopatici nei quali era stato eseguito un
controllo degli ormoni tiroidei al momento del ricovero. Nel follow-up
ad 1 anno abbiamo considerato "end points" principali l'evento
"morte totale" (tutte le cause naturali di morte) e "morte cardiaca". Un
primo dato importante e' stato che un'elevata percentuale (33%) dei
pazienti presentava ridotte concentrazioni di T3. Ancora piu' rilevante
e' stato il riscontro di un'incidenza di morte totale e cardiaca
significativamente maggiore nei pazienti con bassa T3 (Fig 1).
L'efficacia prognostica della T3 è risultata ancora più evidente
dall'analisi univariata e multivariata con il modello Cox e dall'analisi
di regressione logistica uni e multivariata, in cui la T3 rappresentava
il predittore indipendente più importante, anche quando comparato
con i convenzionali "marker" prognostici cardiaci (frazione di eiezione
e classe funzionale di malattia NYHA) o dei piu' noti fattori di rischio
cardiovascolare (diabete, ipercolesterolemia, obesità etc - Fig 2). A
conferma della stretta relazione tra mortalità e T3 e' stata osservata
una correlazione altamente significativa tra ormone circolante e
sopravvivenza (Fig 3). Un dato interessante è l'assenza di relazione
tra i 2 "marker" prognostici risultati piu' forti e cioe' la T3 e la frazione
di eiezione. Da cio' deriva che questi 2 parametri risultano essere
"spia" di aspetti diversi del processo di malattia, il primo essendo
con tutta probabilita' un "marker" di compromissione sistemica, il
secondo piu' strettamente d'organo cioe' di (dis)funzione cardiaca.
I naturali sviluppi di questa linea di ricerca sono di tipo
clinico/terapeutico e fisiopatologico. E' in preparazione uno studio
multicentrico per la valutazione prognostica del trattamento cronico
con T3 per via orale nei pazienti con Sindrome da bassa T3 ed
insufficienza cardiaca. Parallelamente sono in corso studi di
valutazione della morfostruttura e funzione cardiaca con tecnologia
avanzata quale la risonanza magnetica sia in pazienti affetti da
ipotiroidismo primitivo cosiddetto preclinico, cioe' in presenza di
minime alterazioni ormonali, sia in pazienti con scompenso
cardiaco, prima e durante terapia con T3. I risultati ottenuti
appaiono incoraggianti e sembrano confermare il ruolo
fondamentale dell'ormone tiroideo nel controllo omeostatico del
sistema cardiovascolare.
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