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L'AUTOCPAP NEL TRATTAMENTO DELLA SINDROME DELL'APNEA OSTRUTTIVA NEL SONNO

La sindrome dell'apnea ostruttiva nel sonno è caratterizzata dalla
ricorrenza di episodi di ostruzione faringea, completa o parziale, durante
il sonno. Il trattamento principale è la ventilazione a pressione positiva
continua (CPAP), applicata nelle ore dedicate al sonno. Nonostante la
pressione necessario vari nel corso di ogni notte, classicamente si
applica una pressione costante. Le "autoCPAP", invece, modificano la
pressione in rapporto a quelle che il loro software identifica come le
necessità del paziente, istante per istante. Noi abbiamo dimostrato una
correlazione tra la profondità del sonno e la pressione erogata da una
autoCPAP. Le autoCPAP dovrebbero eliminare la necessità del costoso e
complesso processo di "titolazione" della CPAP, richiesto prima della sua
prescrizione: questo consiste in una polisonnografia notturna durante la
quale un tecnico modifichi la pressione dell'aria fino ad identificarne il
livello che corregge i disturbi respiratori per la quasi totalità del
sonno. Le autoCPAP, fornendo un ampio range di valori di pressione che
correggono i disturbi respiratori durante ogni notte di applicazione,
indicherebbero, senza esami complementari né necessità di assistenza
tecnica, quale livello di pressione sia più opportuno prescrivere come
livello costante. Inoltre l'uso di un'autoCPAP per il trattamento a lungo
termine consentirebbe l'applicazione di pressioni elevate solo nei brevi
periodi in cui esse sono veramente necessari, rendendo così più facilmente
tollerabile la terapia. Su questi possibili vantaggi delle autoCPAP
esistono ancora poche prove.
Uno studio presso il centro del sonno dell'IBIM sta verificando se la
titolazione della CPAP possa essere efficacemente eseguita con la sola
autoCPAP e se occorra un un'assistenza durante la sua applicazione. Con la
sola autoCPAP, nonostante la titolazione nella maggior parte dei pazienti
fosse attendibile, i risultati erano insoddisfacenti in un numero
eccessivo di soggetti. La maggior parte degli errori derivava da
un'insufficiente quantità di sonno, inconveniente ovviabile con il
monitoraggio elettroencefalografico. Altri errori, derivanti da
un'imperfetta correzione dei disturbi respiratori, erano identificati col
monitoraggio della saturazione ossiemoglobinica mediante ossimetria non
invasiva; l'aggiunta all'ossimetria di movimenti respiratori e flusso
aereo oronasale non forniva apprezzabili vantaggi. La presenza costante di
un tecnico durante la notte si è rivelata necessaria solo per una piccola
percentuale dei soggetti.
Con uno studio in cross-over a singolo cieco è stata poi paragonata la
terapia con CPAP a livello costante a quella con autoCPAP. Sono stati
esaminati l'uso che pazienti con OSAS facevano di ciascuna terapia, la
preferenza espressa dai pazienti, e la presenza di elementi che
predicessero quale terapia potesse essere più utilizzata e gradita. In
media l'uso delle due terapie non differiva. Però, un piccolo numero di
soggetti oltre a gradire maggiormente l'autoCPAP ne faceva un uso
notevolmente maggiore. Quindi, in una minoranza di soggetti l'autoCPAP
può essere una valida alternativa alla CPAP a livello fisso. Il maggior
costo dell'autoCPAP ne fa, rispetto alla CPAP a livello fisso, una seconda
scelta, da potere considerare qualora la compliance alla CPAP a livello
fisso risulti insoddisfacente.