Focus

ADATTAMENTO ACUTO DI RIFUGIATI TIBETANI ALLA BASSA QUOTA

Durante l' "International Seminars on Mountains" (Kathmandu, Nepal, marzo
2002) sono stati comunicati i primi risultati di uno studio integrato di
fisiologia e di biologia molecolare, svolto nell'ambito del progetto
Piramide. Per la prima volta sono stati studiati alcuni aspetti connessi
con l'attività fisica, in un gruppo di tibetani, nelle prime fasi della
riacclimatazione alla normossia. I tibetani, unica popolazione residente
permanentemente da millenni a quote comprese tra 3500 e 4500 m, sembrano
essersi adattati perfettamente all'ipossia severa. Essi hanno una ridotta
risposta eritropoietica, non soffrono di ipertensione polmonare, di mal di
montagna cronico e di atrofia muscolare. Al picco dell'esercizio
mantengono elevate: frequenza cardiaca, saturazione arteriosa di ossigeno
e massima potenza aerobica. Le ragioni della resistenza all'ipossia da
parte dei Tibetani non sono note, ma potrebbero essere molteplici,
interessando i "sensori" di ossigeno a livello cellulare o le difese
contro i danni da specie reattive dell'ossigeno (ROS). L'insieme di queste
caratteristiche rende i tibetani un modello ideale per lo studio di
condizioni parafisiologiche (invecchiamento) o fisiopatologiche frequenti
a livello del mare (cardiopatie, arteriopatie periferiche, insufficienza
respiratoria, ecc.), caratterizzate da modificazioni funzionali, specie a
carico dei muscoli, simili a quelle riscontrate nel corso dell'esposizione
all'ipossia cronica, e che possono essere attribuite ai danni indotti
dall'accumulo di ROS. I risultati hanno dimostrato che a) il fenomeno
del "paradosso del lattato" non è permanente, b) il costo energetico della
locomozione è simile al nostro, c) contrariamente a quanto accade ai
nativi di livello del mare acclimatati, la massima potenza aerobica non è
influenzata dall'ipossia. Con sofisticate e laboriose tecniche separative
è stata costruita la mappa delle proteine espresse nel muscolo vasto
laterale (Proteoma muscolare). Questo approccio è talmente innovativo, che
è stato necessario costruire prima la mappa proteica di riferimento di
individui giovani mai esposti in precedenza all'ipossia (i risultati di
questo lavoro sono apparsi su Electrophoresis 24: 286-295, 2003), con cui
confrontare l'analoga mappa ottenuta sui tibetani. L'analisi del proteoma
muscolare dei Tibetani, tutt'ora in corso, ha evidenziato alcune
differenze con i nativi del piano, specie per quanto riguarda
l'espressione di alcune proteine coinvolte nel meccanismo di rimozione
cellulare dei ROS. L'insieme dei risultati delle indagini fisiologiche e
molecolari confermano l'ipotesi iniziale: il popolo Tibetano ha
caratteristiche uniche che lo rendono idoneo a vivere in una condizione
ambientale, che per noi è invece critica. La conoscenza dei meccanismi
alla base dell'adattamento ottimale all'ipossia cronica nei Tibetani
potrebbe essere molto utile nella comprensione di quanto accade a livello
del mare nei pazienti con ridotto apporto di ossigeno ai tessuti o
nell'invecchiamento.