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Esperienze e strumenti normativi per l'archeologia preventiva

L'Italia vanta un patrimonio archeologico di notevole rilevanza, che comprende numerosissimi nuclei storici che si sono stratificati nel tempo, nonché un'ingente componente a valenza monumentale e storico-architettonica costituita da monumenti e siti archeologici disseminati su tutto il territorio, dalla costa alle aree più interne. A fronte di tale situazione le attività connesse agli interventi sul patrimonio archeologico e monumentale rivestono una grande rilevanza in termini di recupero e mantenimento della funzionalità abitativa, ma anche di recupero, restauro e conservazione del patrimonio stesso. In questo contesto un ruolo determinante assume la programmazione degli interventi di conservazione del patrimonio storico-archeologico, con particolare risalto per le attività di manutenzione e quelle di prevenzione dei danni. Tale programmazione presuppone la conoscenza delle situazioni di rischio, sulla base delle quali stabilire le priorità di intervento, nonché le attività di prevenzione. Il rapporto fra le esigenze di salvaguardia del patrimonio archeologico e quelle di pianificazione edilizia di grandi opere infrastrutturali ha portato il tema della valutazione del rischio archeologico e dell'archeologia preventiva in primo piano per chi si occupa di Beni Culturali. In particolare, con l'introduzione della legge n. 109 del 25 giugno 2005 viene prevista dal legislatore una procedura in merito alla valutazione dell'impatto di opere infrastrutturali sul patrimonio archeologico, prevedendo indagini archeologiche e geologiche preliminari all'intervento di scavo in ipotesi di realizzazione di opere pubbliche, con il fine di verificare la possibile presenza di evidenze di interesse archeologico. Sebbene il quadro normativo sia ancora in fase di definizione, negli ultimi anni si è assistito a un profondo mutamento dei ruoli e delle funzioni svolti dai soggetti interessati nell'ambito della tutela del patrimonio archeologico, soprattutto all'indomani dell'istituzione delle procedure di Valutazione di Impatto Archeologico (VIArch) nella progettazione di opere pubbliche. Le disposizioni normative contenute nel citato provvedimento hanno infatti introdotto un'importante novità anche per gli Enti locali stabilendo che qualora l'opera da realizzare sia sottoposta all'applicazione delle disposizioni della legge 11 febbraio 1994, n. 109 e del decreto legislativo 20 agosto 2002, n. 190, le stazioni appaltanti, prima dell'approvazione, debbano trasmettere al Soprintendente competente copia del progetto preliminare o di stralcio sufficiente ai fini archeologici, comprensivo di eventuale documentazione indicata dall'art. 2 ter del suddetto provvedimento. La trasmissione non è necessaria per interventi che non comportino nuova edificazione o scavi a quote diverse da quelle già impegnate dai manufatti esistenti. La Soprintendenza competente dovrà far esaminare il progetto da Dipartimenti archeologici o da personale qualificato iscritto in un apposito elenco. Nel termine di novanta giorni dal ricevimento il Soprintendente che ravvisi l'esistenza di un interesse archeologico può richiedere l'avvio di specifiche indagini previste dall'art. 2 quater. La procedura indicata si associa alla fase della progettazione preliminare e di quella definitiva ed esecutiva e detta specifiche misure per l'eventuale tutela di beni archeologici esistenti. Merita ancora particolare attenzione il comma 7 dell'art. 2 ter che esclude l'applicazione delle norme dell'articolo suddetto alle aree archeologiche e ai parchi archeologici indicati dall'art. 101 del Codice dei Beni Culturali. In questo quadro, l'IBAM, in particolare il Laboratorio di Topografia Antica, Archeologia e Telerilevamento e quello di Geofisica per l'Archeologia, grazie alla formazione multidisciplinare del team di ricercatori che lo compongono (archeologi, topografi, geologi, geofisici, giuristi, etc.) è in grado di offrire tutte le attività previste dalla normativa che regola l'archeologia preventiva: ricerca bibliografica e d'archivio, analisi geologica e geomorfologica del territorio, survey archeologico, analisi di fotografie aeree e immagini satellitari e realizzazione di cartografia archeologica di potenzialità e rischio. Il lavoro in stretta sinergia con le amministrazioni locali presenti sul territorio permette di trasformare i risultati di tali attività di ricerca in strumenti utili per una corretta ed intelligente pianificazione urbana. Infatti, in molti casi, i risultati delle ricerche scientifiche sono stati utilizzati dagli uffici delle competenti autorità non soltanto per individuare la precisa collocazione del patrimonio archeologico ancora obliterato e spesso non conosciuto, ma altresì per elaborare validi strumenti di pianificazione urbana oltre che di tutela e valorizzazione dei Beni Culturali esistenti, rafforzando ulteriormente gli strumenti giuridici esistenti, attraverso l'inserimento di prescrizioni ad hoc nelle norme di attuazione dei Piani Strutturali Comunali.