Focus

Diagnostica non invasiva in situ e monitoraggio per la conoscenza, la conservazione ed il restauro di monumenti ed edifici storici

Il monitoraggio non invasivo di edifici storici è un importante strumento per la salvaguardia del patrimonio culturale. In particolare, mediante tecniche geofisiche basate sulla propagazione di onde elettromagnetiche o acustiche, oppure basate sulla redistribuzione di correnti elettriche immesse, è possibile in una certa misura risalire alla conformazione interna delle strutture sondate. Tale approccio oltre a consentire una analisi archeologica delle tessiture murarie in elevazione (IRT) riconoscendone la tecnica costruttiva permette di identificare la presenza di ambienti ipogei, ascrivibili ad esempio a sepolture o cripte al di sotto del piano di calpestio della struttura, oppure la presenza di significative fratture nella parte interna di pilastri o colonne, o anche di cavità intramurarie che possono testimoniare passaggi, cibori o vani murati ascrivibili a fasi costruttive diverse. è anche possibile riconoscere la presenza o meno di strutture metalliche di rinforzo all'interno delle pareti, zone caratterizzate dal distacco degli intonaci dal supporto murario e identificare zone interessate da dissesti termoigrometrici. Le immagini ottenute svelano pertanto in molti casi aspetti ignoti della storia dell'edificio in questione, talora confermando o smentendo le informazioni derivabili da eventuali documentazioni d'archivio. Al tempo stesso, queste informazioni possono rivelarsi molto utili ed economicamente vantaggiose per indirizzare in modo proprio l'esecuzione di eventuali lavori di restauro. Infine, le ricostruzioni geofisiche (GPR, IRT, ERT, etc.) possono essere inserite all'interno di una ricostruzione virtuale del monumento, consentendo l'arricchimento della percezione sensoriale degli spazi architettonici e delle sue superfici in remoto, utile sia per lo studio delle patologie di degrado che per l'individuazione di parti invisibili nelle murature e al di sotto dei piani di calpestio.
L'IBAM è impegnato su questi temi grazie alle sue molteplici attività sul territorio, derivanti sia da progetti di ricerca che da incarichi conto terzi e sfrutta queste occasioni non soltanto per offrire un servizio qualificato, ma anche al tempo stesso per avere le necessarie occasioni di sperimentazione di nuove applicazioni, nuovi algoritmi di elaborazione e anche per l'introduzione di tecnologie innovative. I casi di studio affrontati dall'IBAM in questo ambito hanno spaziato nell'ambito dell'architettura religiosa, dalle chiese rupestri (cappella dello Spirito Santo a Monopoli) al romanico (cattedrali di Troia di Puglia e Matera, basilica di S. Nicola a Bari, ex-chiesa di San Giovanni al Sepolcro a Brindisi) al rinascimento (chiesa di Sant'Antonio della Piazza, ex-cappella dell'ospedale dello Spirito Santo, ex-chiesa di San Sebastiano, tutte a Lecce), al barocco (basilica di Santa Croce, chiesa di San Giovanni Battista e S. Francesco della Scarpa a Lecce), al settecento (complesso monumentale di San Francesco a Folloni - Montella), cattedrale di Tricarico - Potenza) e all'ottocento (chiesa matrice a Parabita - Lecce) e nell'ambito di architetture civili in contesti urbani di rilevante interesse storico (Palazzo del Principe nel Ricetto di Candelo - Biella).