Press release

Una famiglia di vulcani nel Mar Tirreno

13/11/2017

Il Mar Tirreno meridionale svela una nuova catena di 15 vulcani sommersi, di cui 7 fino a ora sconosciuti, una struttura lineare, in direzione Est-Ovest, che misura circa 90 km in lunghezza e 20 km in larghezza. A dirlo uno studio, frutto del risultato di numerose campagne oceanografiche condotte negli ultimi anni da un team internazionale di vulcanologi, geofisici, e geologi marini dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV e IAMC), dell’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IAMC-CNR) e del Geological and Nuclear Sciences (GNS), Nuova Zelanda. Il lavoro ‘Volcanism in slab tear faults is larger than that in island-arcs and back-arcs’, pubblicato su Nature Communications, impatta sulle conoscenze del Mar Tirreno e apre nuove strade alla interpretazione del vulcanismo in zone di subduzione nel mondo (https://www.nature.com/articles/s41467-017-01626-w).

“Il Tirreno Meridionale è caratterizzato dalla presenza di numerosi vulcani, alcuni emersi, come le Eolie, altri sommersi, come il Marsili”, spiega Guido Ventura, vulcanologo INGV e IAMC e coordinatore del gruppo di ricerca. “Questa catena di vulcani recentemente individuata e descritta nello studio, si estende da circa 90 km a sud della costa di Salerno fino a 30 km a est della costa di Sangineto, in Calabria. La catena, definita del Palinuro, si estende in profondità da circa 3200 m a 80 m sotto il livello del mare. Questi vulcani rappresentano, nel loro insieme, un spaccatura della crosta terrestre dalla quale risalgono magmi provenienti dalle Isole Eolie, dal Tirreno centro-meridionale, e dall’area compresa tra la Puglia e la Calabria”.

I dati raccolti mostrano che la dimensione dell’intera catena vulcanica risulta maggiore non solo di quella delle Isole Eolie ma anche degli altri vulcani sottomarini del Tirreno meridionale, compreso il Marsili.

“Inoltre molte di queste strutture vulcaniche presentano caratteristiche compatibili con l’apertura di micro-bacini oceanici dove si crea nuova crosta terrestre a seguito della risalita dei magmi lungo fratture”, aggiunge Salvatore Passaro, geologo marino dell’Iamc-Cnr. “Questi vulcani sono stati attivi sicuramente tra 300.000 e 800.000 anni fa, ma non è da escludere che siano stati attivi in tempi più recenti. Oggi sono caratterizzati da attività idrotermale sottomarina a si collocano in una zona di anomalia termica (circa 500°C a 1 km sotto il fondo del mare)”.

Durante le campagne oceanografiche sono stati raccolti dati batimetrici, magnetici, e gravimetrici; sono stati inoltre effettuati carotaggi e osservazioni dirette del fondale marino con il ROV (Remote Operating Vehicle), un veicolo sottomarino pilotato da una postazione remota.

“La ricerca è iniziata con l’analisi di ogni singolo edificio vulcanico, per poi concludersi con la modellazione dei dati geofisici e morfo-strutturali sull’intera struttura crostale”, aggiunge il ricercatore INGV Luca Cocchi, che ha curato insieme a Fabio Caratori Tontini del GNS la modellistica geofisica.

“Lo studio è ancora all’inizio. La conoscenza della storia eruttiva di questi vulcani è ancora parziale e necessita di ulteriori dati e ricerche oceanografiche”, conclude Ventura. “Nonostante ciò, i risultati fin qui raggiunti rivoluzionano in parte la geodinamica del Tirreno e delle zone di subduzione nel mondo, e aprono nuove strade non solo alla ricostruzione dell’evoluzione della crosta terrestre, ma anche alla interpretazione e significato geodinamico delle catene vulcaniche sottomarine attive e degli archi insulari”.

 

Abstract

Volcanism in slab tear faults is larger than that in island-arcs and back-arcs

Luca Cocchi, Salvatore Passaro, Fabio Caratori Tontini, Guido Ventura

 

Subduction-transform edge propagators are lithospheric tears bounding slabs and back-arc basins. The volcanism at these edges is enigmatic because it is lacking comprehensive geological and geophysical data. Here we present bathymetric, potential-field data, and direct observations of the seafloor on the 90 km long Palinuro volcanic chain overlapping the E-W striking tear of the roll-backing Ionian slab in Southern Tyrrhenian Sea. The volcanic chain includes arc-type central volcanoes and fissural, spreading-type centers emplaced along second-order shears. The volume of the volcanic chain is larger than that of the neighbor island-arc edifices and back-arc spreading center. Such large volume of magma is associated to an upwelling of the isotherms due to mantle melts upraising from the rear of the slab along the tear fault. The subduction-transform edge volcanism focuses localized spreading processes and its magnitude is underestimated. This volcanism characterizes the subduction settings associated to volcanic arcs and back-arc spreading centers.

Link video:

 

Ricostruzione 3D della catena vulcanica Palinuro https://www.youtube.com/watch?v=ZUvxG5rgUTY

Lave sottomarine dell’edificio centrale della catena vulcanica Palinuro

https://www.youtube.com/watch?v=HDWnZ2yR6FQ

 

 

Roma, 13 novembre 2017 

 

La scheda

 

Chi: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Istituto per l’Ambiente Marino Costiero del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IAMC-CNR) e del Geological and Nuclear Sciences (GNS)

Che cosa: Scoperti nel Mar Tirreno 7 nuovi vulcani sommersi che, insieme a quelli già noti, formano una catena lunga 90 km. Ad arrivare a queste conclusioni, uno studio a firma INGV, Istituto per l’Ambiente Marino Costiero del CNR e Geological and Nuclear Sciences (Nuova Zelanda), pubblicato su Nature Communications. https://www.nature.com/articles/s41467-017-01626-w

Per informazioni:
Guido Ventura
INGV, IAMC
guido.ventura@ingv.it
06/51860221

Ufficio stampa:
Emanuele Guerrini
Cnr - Ufficio Stampa
emanuele.guerrini@cnr.it
06/4993.2644

Responsabile Unità Ufficio stampa:
Marco Ferrazzoli
marco.ferrazzoli@cnr.it
ufficiostampa@cnr.it
06 4993 3383