Press release

URANIO IMPOVERITO: E' IL KILLER DEL RENE MA SUI TUMORI NESSUNA PAROLA DEFINITIVA

10/01/2001

COMUNICATO N. 3/2001

URANIO IMPOVERITO: E' IL KILLER DEL RENE

MA SUI TUMORI NESSUNA PAROLA DEFINITVA

"L'aumentata incidenza di alcuni tipi di cancro e malformazioni genetiche verificatasi negli anni successivi alla guerra del Golfo nel sud dell'Iraq è ormai accertata; tuttavia la concomitante esposizione a molti altri agenti chimici la cui cancerogenicità è ben nota, come ad esempio nel caso degli incendi dei pozzi petroliferi, preclude sino ad oggi la possibilità di discriminare eventuali addizionali effetti dovuti all'uranio impoverito" A tracciare il quadro dei rischi che questo metallo può arrecare all'uomo è il prof. Sandro Degetto, dell'Istituto di Chimica e delle Tecnologie Inorganiche e dei Materiali Avanzati del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Padova.

Il ricercatore del CNR di Padova ha recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista Annali di Chimica, della Società Chimica Italiana, uno studio approfondito sull'uranio impoverito che, per la densità molto elevata ed il costo relativamente basso, è molto utilizzato per alcune particolari applicazioni tecniche civili e militari.

Degetto ha analizzato anche i rischi per l'organismo umano, in particolare per il rene i cui effetti sui tessuti possono provocare gravi casi di insufficienza renale nonché la comparsa di proteine, glucosio e creatinina nelle urine. L'intossicazione acuta può portare a danni irreversibili e alla morte, in presenza ovviamente di dosi molto elevate. In letteratura, infatti, si riportano diversi valori di massima concentrazione ammissibile nel rene (valori compresi tra 150 m g e 3000 m g di uranio per kg di tessuto renale).

Degetto ha anche esaminato i rischi settore per settore.

Per gli usi militari (proiettili, carri armati) il pericolo principale per la popolazione è dato dalle elevate concentrazioni di DU che potrebbero essere inalate immediatamente dopo l'impatto dei proiettili.

Per gli usi civili (contrappesi in aviazione, volani, zavorra per le navi) non ci sono rischi significativi dal punto di vista radiologico né per l'equipaggio, né per i passeggeri, né per i lavoratori addetti alla manutenzione; tuttavia in caso di incidente aereo vi può essere un'elevata produzione locale di polveri di DU.

Per le bombe inesplose e sganciate nel Mare Adriatico, si può calcolare che 1 km3 di acqua di mare contenga circa 3 ton di uranio; si può quindi osservare che una bomba al DU inesplosa rappresenta un pericolo notevole per la sua carica esplosiva, ma non per il DU (al massimo qualche kg per bomba) che potrebbe diffondere in mare.

Infine, per le bombe all'uranio impoverito sganciate nel Golfo Persico durante la guerra del Golfo (circa 350 ton di DU su un'area di circa 20000 km2) il paragone più immediato è con l'agricoltura: infatti utilizzando fertilizzanti fosfatici su un'area di 20000 km2 ogni anno vengono distribuite circa 20 ton di uranio. Quindi la quantità totale di uranio distribuita su un suolo in cui siano stati usati fertilizzanti per 20 anni potrebbe essere dello stesso livello di quella depositata con le munizioni al DU.

 

Roma, 10 gennaio 2001



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