Press release

VINO AL VELENO: ESAGERATO L'ALLARME SUL TALLIO

05/01/2001

COMUNICATO N. 1/2001

VINO AL VELENO: ESAGERATO L'ALLARME SUL TALLIO

Con riferimento alle notizie su presunti casi d'avvelenamento da tallio, il prof. Marco Salvatore Presidente dell'Associazione Italiana di Medicina Nucleare e Membro del Consiglio Direttivo del CNR precisa che il tallio è impiegato da più di venti anni in medicina nucleare, nella forma di tallio-201 cloruro. Il tallio-201 è un isotopo radioattivo che dopo alcune ore decade in mercurio-201. La radioattività specifica impiegata per gli esami di medicina nucleare è di circa 3.7 GBq per mg di tallio. Studi tossicologici hanno dimostrato che nel ratto la dose letale 50 di tallio è di 30 mg/kg. La dose letale stimata nell'uomo è di 8-12 mg/kg (700 mg in un individuo di 70 kg di peso corporeo). Il contenuto in peso di tallio-201 utilizzato nella pratica clinica (somministrazione endovenosa del tracciante) è di circa 0.01 mg/ml. Pertanto per ottenere un effetto tossico utilizzando tallio-201 cloruro sarebbe necessario utilizzare diversi litri della sostanza. Inoltre, nella letteratura internazionale non sono riportati casi d'avvelenamento da tallio cloruro. Più verosimile appare l'ipotesi di un'intossicazione da tallio acetato, usato in passato come topicida o crema depilatoria. Nella letteratura sono riportati sporadici casi d'avvelenamento da tallio acetato. La sintomatologia è caratterizzata da alterazioni neurologiche, alopecia, lesioni cutanee, edema polmonare, danni al fegato ed ai reni. Sulla base di quanto riportato sembra poco credibile un avvelenamento da tallio-201 cloruro nel caso riportato recentemente dalla stampa. E' invece opportuno rilevare che sia il tallio-201 cloruro sia gli altri composti radioattivi usati per la scintigrafia miocardica, hanno una rilevante importanza clinica per valutare in maniera non invasiva la perfusione miocardica (l'arrivo del sangue alle cellule del cuore attraverso le arterie coronarie) e la vitalità delle cellule cardiache. Negli ultimi anni si è osservata nella maggior parte dei paesi industrializzati una riduzione della mortalità per malattie cardiovascolari. I principali motivi responsabili di quest'andamento incoraggiante sono il controllo dei fattori di rischio ed il miglioramento delle terapie mediche e chirurgiche. E' stato ampiamente dimostrato da numerosi studi che per la corretta gestione del paziente con cardiopatia ischemica sono necessari non solo metodiche che descrivono l'anatomia del cuore e delle arterie coronarie (ad esempio coronarografia) ma anche, se non soprattutto, tecniche in grado di fornire informazioni di tipo funzionale, fondamentali per una diagnosi precoce della malattia e per monitorare l'estensione e la severità della patologia. Le procedure di medicina nucleare utilizzate in cardiologia possono caratterizzare in maniera non invasiva la funzione, la perfusione ed il metabolismo del cuore e si sono dimostrate particolarmente efficaci nell'ottimizzazione della gestione del paziente con patologia cardiovascolare.

Roma, 5 gennaio 2001

COMUNICATO N. 2/2001

SCOPERTO IL GENE DI TRE MALATTIE INFANTILI

L'UNIONE EUROPEA PREMIA L'ITALIA PER IL RISULTATO

La battaglia per una efficace prevenzione di tre gravi malattie infantili, tra cui un caso di tumore della pelle, può arricchirsi da oggi di una nuova importante scoperta ottenuta da un gruppo di ricerca europeo, del quale fa parte anche l'Istituto di Genetica Biochimica ed Evoluzionistica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pavia, che per questo risultato ha ottenuto il Premio Descartes 2000 dell'Unione Europea. La scoperta - intitolata non a caso Il gene XPD: Un gene, due funzioni, tre malattie - oltre ad arricchire la conoscenza su processi fondamentali della cellula, potrebbe avere ricadute molto importanti sulla salute, in particolare di quella dei bambini visto che queste disfunzioni si presentano soprattutto nei primi anni di vita, per le sue implicazioni nel campo delle malattie genetiche, dell'invecchiamento e della prevenzione del cancro. Il gruppo di ricerca ha dimostrato una relazione tra due processi cruciali in tutte le cellule: quelli che riparano il DNA, che rappresentano la prima linea di difesa contro il cancro, e quelli che convertono l'informazione genetica in proteine. Analizzando il funzionamento del gene XPD, il gruppo ha scoperto che la sua mutazione determina una sensibile diminuzione del grado di protezione dalle radiazioni ultraviolette, quelle per intendersi della luce solare. Mutazioni in questo gene causano una malattia nota come xeroderma pigmentosum, in cui si ha una precoce comparsa di lesioni precancerose nelle zone della pelle esposte alla luce ed una incidenza di tumori di 2000 volte superiore a quella degli individui normali. Ma l'équipe di Pavia guidata dalla dottoressa Miria Stefanini ha ottenuto un altro sorprendente risultato: "mutazioni del gene XPD - spiega la ricercatrice del CNR - possono scatenare anche altre due malattie che provocano invecchiamento precoce e pesanti alterazioni nello sviluppo fisico e mentale (rispettivamente la tricotiodistrofia e la sindrome di Cockayne), a seconda che la mutazione interferisca solo con la riparazione del DNA o alteri anche la trascrizione dei geni".

 

 

Roma, 8 gennaio 2001



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