Press release

WELFARE: LA FACCIA POVERA DELL'ITALIA

08/11/2002

In Italia ci sono persone che vivono con 268,55 euro al mese, la soglia di accesso al Reddito Minimo di Inserimento (RMI). Una misura introdotta nel 1998, che ha interessato inizialmente 39 comuni, per un totale di 2,4 milioni di abitanti, 828mila nuclei familiari e una spesa complessiva di 220 milioni di euro, ma che rischia di sparire nel 2003.

La situazione di povertà ed esclusione in cui vivono molte famiglie è stata illustrata oggi a un convegno promosso a Napoli dal CNR e dal Comune di Napoli.

C'è un'altra faccia dell'Italia poco conosciuta: è quella della povertà e della esclusione, di persone costrette a vivere con appena 268,55 euro al mese, considerata la soglia di accesso al Reddito Minimo di Inserimento, elevabile in caso di nuclei familiari con più di 1 componente: una misura introdotta per la prima volta nel 1998 in via sperimentale e che se non verrà rinnovata dall'attuale Governo rischia di sparire il 31 dicembre 2002.

"Il reddito minimo di inserimento - spiega Sandro Turcio, dell'Istituto di Ricerche sulla Popolazione e sulle Politiche Sociali del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Sezione Welfare di Penta di Fisciano (Salerno), che assieme al Comune di Napoli, Assessorato agli Affari Sociali, è fra i promotori della giornata di studio su questo tema svoltasi oggi a Napoli (Casina del Boschetto c/o Villa Comunale) - è una misura attiva di politica sociale, che prevede un sostegno economico e interventi mirati di promozione e integrazione sociale quali, ad esempio, attività di cura e sostegno familiare, percorsi di riabilitazione o di recupero dell'obbligo scolastico; ma anche l'inserimento in percorsi occupazionali per chi è abile e in età lavorativa".

Nella prima fase sperimentale, svoltasi nel biennio 1999-2000, sono stati coinvolti 39 comuni - per un totale di 2,4 milioni di abitanti e poco più di 828mila famiglie - 24 dei quali meridionali, compreso quello di Napoli, che rappresenta il 40% del campione. Il Mezzogiorno, anche in ragione dei più elevati indici di povertà, ha fatto la parte del leone intercettando il 90% del volume complessivo del RMI.

"La sperimentazione - sottolinea Turcio - dimostra che il successo di questa misura dipende da un insieme di fattori, quali il contesto socio-economico e la capacità gestionale dei Comuni: al Nord, la minore pressione ambientale ha consentito alle amministrazioni locali una gestione più efficiente della misura, mentre al Sud sono emerse diverse criticità che trovano origine nelle problematiche strutturali di quest'area (gli elevati tassi di disoccupazione) e nella relativa debolezza dei sistemi locali di welfare".

Il futuro del Reddito Minimo di Inserimento è ora strettamente legato alle decisioni del Governo: rinnovare la misura facendola diventare, come accade quasi in tutta Europa, un diritto soggettivo esigibile da parte dei cittadini o rinunciarvi facendo arretrare il sistema di protezione sociale nel nostro paese.

Napoli, 8 novembre 2002


Per ulteriori informazioni: Sandro Turcio 089-891850 338-5604060

e-mail turcio@iridiss.sa.cnr.it



News a cura dell'Ufficio Stampa

Responsabile Unità Ufficio stampa:
Marco Ferrazzoli
marco.ferrazzoli@cnr.it
ufficiostampa@cnr.it
06 4993 3383