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Pillole di scienza dalla campagna oceanografica "PER24"

24/10/2024

Team PER24
Team PER24

La campagna PER24, in corso fino al 28 ottobre sulla nave Gaia Blu, non solo ci porta alla scoperta degli ecosistemi marini, ma è anche alla ricerca di storie da raccontare. Oggi ci concentriamo su una storia particolare: quella del mercurio (Hg), un elemento raro e molto tossico. Vi accompagneremo nel suo "viaggio", dall’estrazione alla sua destinazione finale nell'ambiente. 

Sapevate che il Mediterraneo ospita alcuni dei giacimenti di mercurio più importanti al mondo? In Italia, uno dei siti più significativi si trova sul Monte Amiata, in Toscana. Qui il mercurio è stato estratto per anni sotto forma di cinabro (HgS), un minerale rosso che lo combina con lo zolfo. Dopo l’estrazione, il mercurio è stato usato in tantissimi campi: dalla produzione industriale ai termometri, dagli strumenti medici agli apparecchi elettronici. 

Ma cosa succede quando il mercurio non viene più usato? Purtroppo, una parte di esso finisce nell'ambiente, arrivando anche nei nostri mari. Una volta lì, il mercurio viaggia spinto dalle correnti, si mescola con le particelle in sospensione e si deposita sul fondale, anche in zone molto profonde. Anche se l’uso del mercurio è molto diminuito negli ultimi anni, tracce di quello rilasciato decenni fa sono ancora presenti nei nostri mari, e ci raccontano storie interessanti su come si sono formati e trasformati nel tempo i sedimenti marini. 

Per capire meglio queste dinamiche, i ricercatori prelevano campioni di fondale marino usando uno strumento speciale chiamato box-corer, che permette di recuperare porzioni di sedimento in modo da mantenere intatti gli strati. Questo materiale, raccolto anche a profondità di oltre 1000 metri, viene analizzato attentamente per darci nuove informazioni non solo sul mercurio, ma anche su tanti altri aspetti dell'ecosistema marino.  

Ma i fondali rivelano anche altre affascinanti storie, ad esempio quelle dei "foraminiferi", organismi piccolissimi, che agiscono come vere e proprie “sentinelle” dello stato dell’ambiente marino. Tali microrganismi unicellulari sono caratterizzati da un guscio in carbonato di calcio (CaCO3): la loro diversità morfologica è sorprendente, con diverse migliaia di specie che si trovano in tutti gli ambienti marini, dalle acque poco profonde a quelle... abissali!  

I foraminiferi vivono ancorati al fondale (bentonici) o lungo la colonna d’acqua (planctonici): con le giuste condizioni, si conservano all’interno del sedimento grazie alla fossilizzazione. Hanno la straordinaria capacità di reagire ai cambiamenti dei parametri ambientali e alla presenza di inquinanti rappresentando, quindi, ottimi bioindicatori dello stato di salute dei nostri mari: sono, infatti, in grado di adattarsi alle mutate condizioni ambientali, rivelando alterazioni negli ecosistemi. 

I foraminiferi rappresentano quindi un potente strumento per la conservazione e la gestione degli habitat marini, contribuendo a sviluppare strategie per affrontare le sfide ambientali del nostro tempo. 

La campagna PER24,  è una attività sinergica coordinata dall’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irbim), che vede la partecipazione di: Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), Istituto di scienze marine del Cnr (Cnr-Ismar), Istituto di scienze polari del Cnr (Cnr-Isp),  Università Politecnica delle Marche (UNIVPM), Università degli studi di Camerino (UNICAM) e dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo (UNIURB). 

Il responsabile scientifico è Federico Spagnoli e il capo missione Rocco De Marco. 

Per informazioni:
Rocco De Marco
Cnr-Irbim
rocco.demarco@cnr.it

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