Ricostruita le tecnologia utilizzata nelle ceramiche di Castelfiorentino
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This content has not yet been translated. What you're seeing is the content in the original language.Recenti ricerche dell'Istituto di Chimica Inorganica e delle Superfici del CNR hanno permesso di ricostruire la tecnologia utilizzata a Castelfiorentino tra il XV e il XVII secolo per produrre ceramiche ingobbiate e graffite a punta policroma e a fondo ribassato. Tale produzione utilizzava argille plioceniche locali, impiegate fin dall'epoca etrusca, per la realizzazione dei corpi ceramici. Lo studio ha individuato due tipi di ingobbio, relativi a un approvvigionamento distinto di materia prima. Il primo deriva da un'argilla povera in ferro contenente quarzo in un'abbondante matrice argillosa: in esso si riscontra un elevato grado di sinterizzazione e una forte interazione con il corpo ceramico durante la cottura; probabilmente deriva dalla Terra bianca di Vicenza citata anche nelle fonti che descrivono la produzione della ceramica ingobbiata. Il secondo tipo, meno rifinito, è il più frequente nei reperti più recenti: deriva da un'argilla non caolinitica contenente quarzo, feldspati, biotite e muscovite, con un elevato contenuto di Mg e K. La vetrina che ricopre l'ingobbio è trasparente, omogenea e realizzata miscelando due parti di sabbia ed una parte di piombo come riportato nei ricettari antichi. Le decorazioni verdi sono a base di rame(II), le gialle sono di due tipi: le più diffuse contengono ferro(III) al 2-3%, le altre contengono numerosi cristalli gialli di antimoniato di piombo (Pb Sb O ) meglio noto come Giallo di Napoli. Queste ricerche hanno fornito le indispensabili conoscenze per realizzare un percorso museale capace di legare i siti di produzione con i reperti trovati, le possibili fonti di approvvigionamento, le tecnologie e le vie commerciali utilizzate.
Authors: N. Brianese, U. Casellato, F. Fenzi, M. Mendera, B. Messiga, L. Nodari, M. P. Riccardi, P. A. Vigato
Title: Slipware Production at Castelfiorentino (Florence): the Via Bertini site (15th-17th Centuries), pp. 775-796
Journal: Archaeometry
Year: 2008
References: 50, 5 (2008) 775-796