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Primi risultati dell'indagine "I centri antiviolenza ai tempi del coronavirus"

08/05/2020

Si è conclusa  l’indagine “I centri antiviolenza ai tempi del coronavirus” predisposta e realizzata nell'ambito del progetto ViVa coordinato dall'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (Cnr-Irpps). L'indagine era rivolta ai Centri antiviolenza attivi sul territorio italiano.

 “Con questa indagine abbiamo voluto far emergere le principali criticità che i centri antiviolenza si si sono trovati a dover affrontare nella cosiddetta Fase 1 dell’emergenza sanitaria legata alla diffusione del COVID19, dando spazio anche alle strategie da loro adottate per farvi fronte” spiega Maura Misiti (Cnr-Irpps) responsabile del progetto ViVa, che aggiunge: “Ringraziamo calorosamente tutte le responsabili e le operatrici dei centri antiviolenza che hanno trovato il tempo ed il modo, pur nella difficoltà del lavoro quotidiano al fianco delle donne vittime di violenza, di rispondere al nostro questionario”.

L’indagine ha coinvolto i 335 centri antiviolenza che avevano già partecipato all’ indagine realizzata nel 2018 e riferita al 2017, di cui 253 rilevati da ISTAT in quanto aderenti ai requisiti dell’Intesa Stato-Regioni e pertanto accreditati dalle Regioni, e 82 identificati dal Cnr. Tra questi, 7 hanno comunicato di aver cessato nel frattempo le attività. Tra i restanti, 228 hanno risposto al questionario, con un tasso di copertura pari al 69%.

Secondo quanto emerso dall’indagine, nel periodo dell’emergenza sanitaria legata all’epidemia di COVID-19 i centri antiviolenza hanno lavorato prevalentemente in remoto e sono stati accessibili solo in casi particolari (57%): il 32% dei centri, infatti, non è stato aperto al pubblico e ha lavorato in remoto, mentre solo il 5,7% afferma di essere rimasto fisicamente accessibile alle donne come prima dell’emergenza sanitaria.

Nei centri che hanno consentito l’accesso alle donne, le operatrici hanno adottato diversi accorgimenti (spesso più di uno) per fronteggiare l’emergenza e tutelare la loro salute e quella delle donne. In particolare, nel 62% dei centri sono state impiegate mascherine protettive, nel 57% erano inoltre disponibili guanti monouso e nel 36% è stata effettuata una sanificazione degli ambienti. Solo il 3% afferma di non aver potuto adottare nessuno dei precedenti accorgimenti.

Molti centri (78%) affermano di aver registrato una flessione nel numero di nuovi contatti in seguito all’introduzione delle misure di contenimento, mentre solo una parte (18%) non ha osservato variazioni.

La flessione appare particolarmente critica, dal momento che il numero dei nuovi contatti è diminuito di circa la metà: se infatti prima dell’emergenza ogni centro contava in media 5,4 nuovi contatti a settimana, durante il periodo dell’emergenza questi sono scesi a 2,8 per centro.

Per quanto riguarda i rapporti con le donne che avevano già iniziato un percorso di uscita dalla violenza prima dell’emergenza sanitaria, il 38% dei centri ha dichiarato che essi sono diminuiti, il 20% che sono aumentati, mentre il 42% dei centri afferma che sono rimasti invariati.

Le misure di contenimento e contrasto al COVID-19 hanno comportato maggiori difficoltà nella gestione del lavoro quotidiano dei centri in relazione con la Rete Territoriale Antiviolenza e gli altri servizi territoriali. Nonostante queste difficoltà, tuttavia, circa la metà dei centri antiviolenza afferma di non aver registrato variazioni nell’intensità delle relazioni con i servizi sociali comunali, le forze dell’ordine e le questure.

Rispetto agli altri servizi specializzati di supporto alle donne vittime di violenza, i rapporti sono aumentati o rimasti tutt’al più invariati: il 21% dei centri afferma infatti di aver potenziato le relazioni con gli altri centri antiviolenza e il 22% quelle con le strutture di ospitalità, mentre esse sono rimaste invariate rispettivamente per il 59% e 50% dei centri.

Ha subito significative diminuzioni o è stato addirittura interrotto, invece, il rapporto con gli ospedali (53%) e con i tribunali ordinari (53%) e minorili (48%), che hanno sospeso le loro attività.

L’indagine ha, inoltre, sottoposto al giudizio dei centri alcuni degli interventi promossi a livello centrale per far fronte alle maggiori difficoltà poste dal periodo di emergenza alle donne vittime di violenza e alle operatrici.

Il 66% ha espresso il proprio gradimento per la campagna social “Libera puoi”, promossa dal Dipartimento per le pari opportunità con l’obiettivo di pubblicizzare il numero di pubblica utilità 1522 e far conoscere l’ App “1522”, che consente alle donne di chattare con le operatrici e chiedere aiuto e informazioni in sicurezza, senza correre il rischio di essere ascoltate dai loro aggressori.

La stessa percentuale (66%) ha affermato di essere soddisfatta della misura prevista dalla Circolare 21 marzo 2020 del Ministero dell’Interno, in sinergia con la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, rivolta a tutti i prefetti per l’individuazione di nuove soluzioni alloggiative, anche di carattere temporaneo, che consentano di offrire l’indispensabile ospitalità alle donne vittime di violenza che, per motivi sanitari, non possono trovare accoglienza nei centri antiviolenza e nelle case rifugio.

Infine, il 71% ha espresso soddisfazione per le misure previste dalla circolare 27 marzo 2020 del Ministro dell’Interno, finalizzata a sensibilizzare le articolazioni territoriali della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri alla problematica della violenza domestica e per favorire l’emersione delle richieste di aiuto delle donne vittime, attraverso tutti gli strumenti normativi, procedimentali e strumentali disponibili.

Attualmente, le ricercatrici e i ricercatori del Progetto Viva sono impegnati nell’elaborazione e nell’analisi statistica dei dati raccolti. I risultati saranno presto resi pubblici attraverso un Policy Brief disponibile sul sito del Progetto Viva e diffusi all’interno della comunità scientifica e tra le operatrici.

 

Per informazioni:
Maura Misiti
Cnr-Irpps
maura.misiti@irpps.cnr.it
Indirizzo email del team di progetto: progetto.viva@irpps.cnr.it

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