17/11/2025
Il 14 novembre 2025, al Cnr-Iccom di Firenze, è stato riprodotto – in chiave moderna – un esperimento storico condotto proprio a Firenze nel lontano 1814. In una manifestazione pubblica, come si usava fare nel Settecento e nell’Ottocento, alcuni diamanti naturali forniti da due gioiellieri sono stati sottoposti a combustione in un apparato di quarzo in flusso controllato di ossigeno a circa 1000 °C, fino alla loro completa scomparsa. L’anidride carbonica prodotta è stata intrappolata sotto forma di carbonato di bario.
L’esperimento è stato coordinato da Francesco Vizza ricercatore emerito del Cnr-Iccom e dai ricercatori Andrea Marchionni e Jonathan Filippi, con la collaborazione di Massimo Mazzoni dell’osservatorio Ximeniano. Il progetto è stato cofinanziato dalla Fondazione CR di Firenze e ha visto la collaborazione del Museo Galileo di Firenze.
Per secoli il diamante è stato il simbolo dell’indistruttibile. Il suo nome, dal greco adamas (“indomabile”), evocava forza e perfezione. Non era solo una gemma: era un talismano, ritenuto capace di proteggere dai veleni, allontanare la peste e persino consolidare l’amore eterno. Alchimisti, medici e speziali, fino al Settecento, includevano i diamanti nei loro dispensari. Ma la curiosità degli uomini di scienza non si fermò davanti al mito.
Come reagisce un diamante all’azione del fuoco? Sparisce, sì… ma come sparisce? Evapora? Si frammenta in particelle invisibili? Brucia? E soprattutto: è davvero fatto di carbonio?
Nel 1587 Anselmus de Boodt, medico e alchimista alla corte di Rodolfo II, fu il primo a ipotizzare che il diamante fosse “materia ignea”. Persino Robert Boyle attribuiva proprietà terapeutiche ai diamanti. Un secolo dopo, Newton li classificò tra le sostanze infiammabili, basandosi sul loro potere di rifrazione. Ma erano solo congetture: mancavano esperimenti dettagliati.
La svolta avvenne a Firenze nel 1694-95. Giuseppe Averani e Cipriano Targioni, per ordine del Granduca di Toscana Cosimo III de’ Medici, sottoposero diamanti all’azione di una lente ustoria, la celebre lente di Bregans, oggi custodita presso il Museo Galileo di Firenze. Il risultato fu sorprendente: il diamante, ritenuto eterno, scompariva.
Nel secolo dei Lumi, la curiosità si trasformò in metodo. In dimostrazioni pubbliche, i francesi Jean Darcet e Rouelle fecero “sparire” diamanti in crogioli chiusi, mentre Macquer osservò per la prima volta una fiamma attorno alla pietra: segno evidente di una vera combustione. Lavoisier, con il suo rigore sperimentale, dimostrò che il diamante, scaldato in aria, produceva un gas non esattamente uguale a quello del carbone: l’anidride carbonica. Il mistero restava: di cosa era fatto il diamante?
Fu Smithson Tennant ad avvicinarsi alla soluzione: dalla combustione si sviluppava soltanto “aria fissa” (anidride carbonica). Il diamante era carbonio puro, differente dal carbone solo per la sua struttura cristallina. Tuttavia, il francese Guyton de Morveau affermò, con esperimenti durati trent’anni, che il diamante era carbonio puro, mentre il carbone era un ossido del carbonio.
Nel 1814, a Firenze, si ebbe l’epilogo finale. Humphry Davy, accompagnato dal giovane Michael Faraday – suo assistente tecnico e, per necessità, anche valletto personale – ripeté la combustione dei diamanti messi a disposizione dal Granduca di Toscana, Ferdinando III di Lorena, nel Regio Museo di Fisica e Storia Naturale (oggi Museo La Specola), usando la stessa lente ustoria adoperata 120 anni prima da Averani e Targioni. Il diamante brillava di luce scarlatta, continuando a bruciare anche dopo essere stato tolto dal forte riscaldamento della lente. I due raccolsero il gas prodotto e dimostrarono che era anidride carbonica, senza traccia di altri elementi: il diamante è carbonio allo stato puro. Dal Vicolo degli Alchimisti di Praga alle sale della Specola di Firenze, il diamante smise di essere un mistero per diventare un cristallo di carbonio, indomabile solo in apparenza. Una conclusione che aprì la strada alla chimica moderna e alla comprensione delle forme allotropiche. Faraday, da assistente e valletto di Davy, divenne uno dei più grandi scienziati della storia.
Video combustione dei diamanti: https://www.youtube.com/watch?v=Tz-KjRZWQfA
Per informazioni:
Francesco Vizza
Ricercatore emerito Cnr-Iccom
francesco.vizza@iccom.cnr.it
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