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Così i manufatti urbani amplificano gli eventi catastrofici meteomarini: il caso della grande mareggiata di Napoli

16/12/2021

Foto scattate dagli edifici lungo Via Partenope, che mostrano lo scenario delle onde durante la fase di massima intensità del moto ondoso
Foto scattate dagli edifici lungo Via Partenope, che mostrano lo scenario delle onde durante la fase di massima intensità del moto ondoso

L’analisi della grande mareggiata avvenuta a Napoli il 28 dicembre 2020 rivela i forti effetti di amplificazione locale degli eventi meteomarini dovuti ai fenomeni di riflessione e diffrazione sui manufatti storici, sulle scogliere e sulle falesie rocciose. E’ questo l’importante risultato di uno studio appena pubblicato sulla rivista Applied Sciences, effettuato da ricercatori dell’Università di Napoli, del Cnr e dell’Ingv, che per la prima volta identifica i fattori che amplificano fortemente il rischio meteorologico sul lungomare di Napoli.

"Abbiamo studiato in dettaglio la mareggiata di Via Partenope a Napoli, integrando i dati meteorologici satellitari con quelli di sensori locali meteorologici e ondametrici, nonché con rilievi fotogrammetrici di alta precisione effettuati con drone", spiega Alberto Fortelli, cultore della materia presso il Dipartimento di scienze della Terra, ambiente e risorse dell’Università di Napoli Federico II. "L’analisi integrata di tutti i dati indica che gli effetti della mareggiata, fortemente distruttivi, sono stati enormemente amplificati da fattori locali legati principalmente alla presenza di tratti di falesia tufacea e di manufatti, antichi e recenti, che hanno incanalato ed amplificato il moto ondoso, attraverso fenomeni di riflessione e di diffrazione", aggiunge Fabio Matano dell'Istituto di scienze marine (Ismar) del Cnr di Napoli.

"I manufatti che hanno maggiormente condizionato l’amplificazione locale che ha causato i maggiori effetti distruttivi, sono stati il Castel dell’Ovo, in particolare il suo bastione occidentale, e le scogliere di tufo", precisa Renato Somma dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) - Osservatorio Vesuviano di Napoli ed associato di ricerca presso l'Istituto di ricerca su innovazioen e servizi per lo sviluppo (Cnr-Iriss). "In pratica, le onde che si avvicinano alla costa, attraverso l’effetto di riflessioni multiple su manufatti posizionati nei punti più critici, nonché di diffrazione - cioè l’effetto per cui quando le onde incontrano un ostacolo di particolari dimensioni, quest’ultimo diviene a sua volta emettitore di onde - risultano fortemente amplificate nella loro ampiezza. Gli stessi elementi di amplificazione locale furono verosimilmente la causa degli effetti catastrofici di un’altra mareggiata simile, avvenuta a Napoli esattamente il 28 dicembre 1921, 99 anni prima".

"I problemi legati al forte cambiamento climatico in corso renderanno sempre più frequenti e più estremi gli eventi meteomarini nell’immediato futuro: l’analisi dettagliata da noi effettuata può essere un importante riferimento per determinare i principali fattori che determinano, localmente, il rischio di catastrofi dovute a questi eventi, soprattutto per suggerire le più appropriate misure di mitigazione", conclude Giuseppe De Natale (Ingv-Osservatorio Vesuviano di Napoli e associato all'Istututo nazionale di ottica (Cnr-Ino).

Per informazioni:
Renato Somma
Ingv e Cnr-Iriss
Via Guglielmo San Felice, 8 Napoli
renato.somma@ingv.it

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