28/05/2024
Era dedicata ai temi dell’open research e della cooperazione internazionale la lectio che la Presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza ha tenuto Academy Day della Royal Netherlands Academy of Arts and Sciences (KNAW). L’evento si è svolto lunedì 27 maggio con il titolo “"Research Knows No Borders" – “La ricerca non conosce confini”.
"Questo tema per me è molto motivante, poiché racchiude la naturale aspirazione a esplorare e a creare conoscenza che è propria della ricerca”, ha affermato la Presidente. “Il concetto di confine può essere visto come metafora di un limite, ma la scienza non pone limiti all’esplorazione umana e all’elaborazione cognitiva: la ricerca è intrinsecamente internazionale e attraversa i confini, in tutti i sensi, tra ambiti scientifici e tra nazioni. Quello che come comunità scientifica dobbiamo fare è avviare una discussione comune che ci consenta di condividere le metodologie delle indagini, e affrontare le questioni legate all’etica e alla responsabilità della ricerca, soprattutto quando l’impatto di quest’ultima - sulla natura e sull’uomo- può produrre impatti negativi, quando non danni”.
Carrozza ha richiamato anche gli aspetti di incertezza e sorpresa che caratterizzano le attività scientifiche, elementi che, spesso, favoriscono l’emergere di nuova conoscenza e l’individuazione di nuove, inaspettate, soluzioni ai problemi che la ricerca intende risolvere: anche questo è un modo per superare gradualmente i nostri limiti: “La nostra comprensione del mondo attuale si basa sulla scienza, ma potremo affrontare con successo le sfide globali e preparare un futuro migliore solo con un approccio globale della scienza che includa tutti i settori della conoscenza scientifica, riunendo scienze umane e sociali, scienze della vita, scienze naturali e scienze “dure”.
“Oggi”, ha aggiunto Carrozza, “ci troviamo di fronte a sfide a lungo termine legate alla perdita di biodiversità, alla crescente povertà e alle disuguaglianze nel benessere, nella salute, nell’istruzione e nel lavoro, alle disuguaglianze di genere e regionali, ai cambiamenti demografici dovuti all’invecchiamento della popolazione e alle grandi migrazioni: in questo contesto geopolitico globale, dobbiamo andare oltre il paradigma della resilienza, cercando di riorientare le nostre azioni verso una sorta di paradigma di previsione basato sulla scienza, e rivalutare il ruolo della ricerca fondamentale in tutti gli ambiti della scienza, perché i settori che oggi, nel breve termine, sono visti come prioritari potrebbero creare situazioni potenzialmente critiche in nostro futuro, portandoci a tralasciare altri ambiti di indagine ugualmente importanti”. Un approccio possibile, in questo quadro, è quello del "learning from nature", cioè “una ricerca che attinge alla natura, imita la vita e ne svela le regole: un approccio che può favorire nuove intuizioni e fungere da stimolo per ambiti come lo sviluppo sostenibile, la tutela della biodiversità, ma anche la bionica, con robot che imitano il modo in cui gli organismi viventi si muovono e agiscono”.
La Presidente ha, inoltre, evidenziato come il contesto geopolitico attuale, altamente competitivo, abbia inaugurato una nuova fase di esplorazione scientifica, dando nuovo impulso in settori come la ricerca sui fondali marini, la ricerca spaziale e l’esplorazione del sottosuolo.
Infine, la relazione ha toccato il tema dell’intelligenza artificiale, uno dei più importanti nelle agende globali e al centro anche del G7, guidato quest’anno dall’Italia. “L’intelligenza artificiale, come strumento scientifico, sta aumentando la produttività scientifica, accelerando il processo di scoperta e consentendo nuove scoperte, in quanto rende possibili nuove modalità di elaborazione dei dati, nuove forme di analisi, nonché la modelli e previsioni finora inaccessibili: il suo impatto tocca tutte le discipline, dalle scienze applicate come l’ingegneria, lo studio dei materiali, la robotica, alle scienze naturali e della vita. È proprio questo effetto trasformativo che l’IA ha per la scienza nel suo insieme che dobbiamo tenere ben presente: il nuovo paradigma, infatti, è un “aumento umano”, in cui l’AI non sostituisce gli esseri umani, ma migliora e supporta le operazioni umane, creando un ambiente in cui gli esseri umani lavorano fianco a dei sistemi di intelligenza artificiale”.
In conclusione, Carrozza ha sottolineato l’importanza di una scienza aperta: “Credo che la nostra visione senza confini debba basarsi su sforzi collettivi per sostenere la ricerca e creare scienza aperta ed un ecosistema dinamico in Europa, per creare un mondo migliore per le generazioni future”.
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