Intervento della Presidente

Fare ricerca per la fragilità

08/07/2021

«Fare ricerca per la fragilità» dell'8/07/2021
«Fare ricerca per la fragilità» dell'8/07/2021

«L'innovazione per essere davvero al servizio delle persone e della collettività deve guardare prima di tutto ai soggetti più bisognosi di assistenza, agli ultimi», è quanto scrive Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr, in un articolo su "Corriere Salute"

Una delle missioni più importanti della ricerca pubblica e privata è il perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, che rappresentano in modo sistemativo il grande sogno di traguardare quale obiettivo del proprio lavoro il benessere dell'umanità, per usare un'espressione solo in apparenza enfatica. Per tradurre nel concreto, ciò significa aiutare lo sviluppo dell'economia e delle imprese e curare la progettazione e implementazione di servizi che agevolino la nostra vita, come quelli che la transizione digitale ci mette sempre più a disposizione. Ma naturalmente, quando si parla dello spirito di servizio della ricerca, il biomedicale è un terreno di elezione privilegiato. Bisogna però chiarire che lo studio finalizzato alla salute delle persone non può avere un’impronta esclusivamente applicativa, anzi è proprio dalla ricerca fondamentale che giungono gli sviluppi terapeutici e farmacologici più interessanti, come ci dimostra la pandemia in cui soltanto grazie a ricerca fondamentale effettuata da molti anni siamo riusciti oggi a produrre e distribuire i vaccini in tempi record.

Un altro punto importante da sottolineare su questo argomento è che una ricerca scientifica e un’innovazione tecnologica che siano davvero al servizio delle persone e della collettività devono guardare, come primo target di riferimento, alle categorie più fragili, alle persone più bisognose di assistenza, agli ultimi. Bisogna uscire dalla logica secondo cui le fragilità e le diverse abilità, condizioni che nelle società contemporanee sono ormai molto frequenti, anche a causa della maggiore longevità, siano una sorta di condanna dovuta al fato, il cui peso deve gravare solo sulle spalle dei diretti interessati e dei loro caregiver, cioè quasi sempre delle famiglie. La fragilità, la diversa abilità è una problematica sociale, cioè una condizione di svantaggio di cui tutta la collettività deve farsi carico per porvi rimedio, a partire da quanti hanno le competenze e le conoscenze per sviluppare sistemi che aiutino a colmare tali divari.

Penso al mio ambito di studi - robotica bioispirata, bioingegneria e intelligenza artificiale - che in ambito clinico trova campi di applicazioni vastissimi: protesi cibernetiche, esoscheletri, brain computer interfaces, sensori indossabili… Si pensi solo allo sviluppo dell’esoscheletro per neuroriabilitazione e assistenza personale. Ho avuto modo di lavorare in questo settore per anni come direttore scientifico della fondazione Don Carlo Gnocchi e sono intenzionata a proseguire e rilanciare questi studi come presidente del Consiglio nazionale delle ricerche.

Per informazioni:
Presidenza Cnr
presidenza@cnr.it

Vedi anche: