I retrovirus endogeni rivelano la storia della domesticazione della pecora
La domesticazione degli animali, per prime pecore e capre, è iniziata circa 11.000 anni fa in Asia ma, solo 6.000 anni fa, con la diffusione dell’agro-pastoralismo, gli animali diventano, insieme ad alcune specie vegetali, il principale mezzo di sostentamento dei popoli. In questo studio, che ha coinvolto 27 gruppi di lavoro di 18 paesi, coordinati dal Prof. Massimo Palmarini (Università di Glasgow) e l’impiego di 65 tipi genetici diversi di pecora, è stata utilizzata una famiglia di retrovirus endogeni (ERVs), presenti nei genomi di tutti i mammiferi (uomo incluso) per infezioni avvenute anche in epoche lontane. Nella pecora si conoscono almeno 27 copie di ERVs del tipo Jaagsiekte Sheep Retrovirus (enJSR-Vs), un retrovirus esogeno, patogeno, che rappresenta l’agente responsabile di un carcinoma che colpisce i bronchioli e gli alveoli polmonari e che caratterizza la Adenomatosi polmonare, una delle più importanti patologie virali della pecora.
Quando un retrovirus invade la linea germinale (spermatozoi o cellule uovo), può essere trasmesso ai discendenti con schemi Mendeliani e se si inserisce nel genoma vicino a un gene, può alterarne le funzioni e influenzare l’evoluzione del suo ospite.
I retrovirus endogeni hanno una loro specifica localizzazione cromosomica come da noi dimostrato mediante tecniche di citogenetica molecolare. In base a questo studio, la storia della domesticazione della pecora è avvenuta in episodi migratori diversi. Relitti delle prime migrazioni sono il muflone e razze ritenute «primitive» come la Orkney, Soay e Nordic short-tailed. Gli ultimi episodi migratori hanno visto coinvolte le attuali razze di pecora con tratti genetici migliorati per la produzione di carne, latte e lana.
Con questo lavoro è stato dimostrato per la prima volta che marcatori genetici basati sui retrovirus endogeni possono essere un valido strumento per chiarire alcuni aspetti riguardanti la storia delle specie domestiche. Inoltre la possibilità di identificare animali geneticamente più primitivi da quelli più moderni può essere importante per preservare i pool genetici rari, indispensabili per il mantenimento della biodiversità.
Autori: B. Chessa, F. Pereira, F. Arnaud, A. Amorim, F. Goyache, I. Mainland, R.R. Kao, J. M. Pemberton, D. Beraldi, M. Stear, A. Alberti, M. Pittau, L. Iannuzzi, M.H. Banabazi, R. Kazwala, Y.-P. Zhang, J.J. Arranz, B.A. Ali, Z. Wang, M. Uzun, M. Dione, I. Olsaker, L.-E. Holm, U. Saarma, S. Ahmad, N. Marzanov, E. Eythorsdottir, M.J. Holland, P. Ajmone-Marsan, M.W. Bruford, J. Kantanen, T.E. Spencer, M. Palmarini
Titolo: Revealing the history of sheep domestication using retrovirus integrations
Rivista: Science
Anno: 2009
Riferimenti bibliografici: 324 (24 apr. 2009), pp. 532-536