L'antidepressivo Fluoxetina promuove la plasticità del cervello
Il prozac (fluoxetina), farmaco antidepressivo ampiamente usato, rivela un’inaspettata azione di potenziamento della plasticità dei circuiti nervosi cerebrali. È quanto ha dimostrato il gruppo di Neurobiologia della Scuola Normale di Pisa e dell’Istituto di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche, guidato dal professor Lamberto Maffei, in uno studio pubblicato su Science. L’esperimento si è svolto a livello del sistema visivo, usando come indice di plasticità – la capacità delle connessioni nervose di modificarsi in risposta agli stimoli ambientali – la restituzione di una normale visione in ratti adulti ambliopi. L’ambliopia è una malattia ampiamente diffusa nell’uomo, causata da uno sbilanciamento dell’attività dei due occhi che insorge in età giovanile. Se non precocemente diagnosticata e trattata, determina una forte riduzione delle capacità visive non più curabile in età adulta. Gli esperimenti condotti dai ricercatori hanno dimostrato che curare l’ambliopia nell’adulto è invece possibile. In particolare, ratti resi ambliopi in giovane età per occlusione di un occhio riacquistano, da adulti, una normale visione se sottoposti a trattamento cronico per quattro settimane con fluoxetina. La sorprendente capacità della fluoxetina di stimolare la plasticità della corteccia visiva è dovuta all’azione su due principali fattori cellulari. Da una parte, determina la riduzione dei livelli del neurotrasmettitore inibitorio GABA, un fattore molecolare necessario al corretto funzionamento dei centri nervosi, ma ritenuto responsabile anche della perdita di plasticità che si verifica nel cervello adulto. Dall’altra, la riduzione dell’inibizione intracorticale si accompagna all’aumento dei livelli di una neurotrofina, il BDNF, che promuoverebbe quei cambiamenti strutturali e funzionali dei circuiti corticali necessari per la visione. Questi risultati contribuiscono a chiarire i meccanismi attraverso cui si attua l'azione degli antidepressivi e suggeriscono alterazioni cellulari e molecolari che potrebbero essere alla base di una patologia ampiamente diffusa come la depressione, la cui eziologia è ancora poco conosciuta. Inoltre, i risultati di questa ricerca aprono la strada verso nuove possibili applicazioni della fluoxetina in patologie diverse come il trattamento di patologie comuni nell'invecchiamento cerebrale, la malattia di Alzheimer, e altre sindromi in cui un'eccessiva inibizione intracorticale si ritiene alla base del cattivo funzionamento dei circuiti nervosi.
Autori: J. F. Maya Vetencourt, A. Sale, A. Viegi, L. Baroncelli, R. De Pasquale, O. F. O'Leary, E. Castrén, L. Maffei
Titolo: The Antidepressant Fluoxetine Restores Plasticity in the Adult Visual Cortex
Rivista: Science
Anno: 2008
Riferimenti bibliografici: Vol. 320, N. 5874;385-388 (2008)