Giornalismo e cultura scientifica in Italia
Il 12/11/2013 ore 10.00 - 15.00
ROMA - Palazzo Corsini - Via della Lungara, 10
Fino alle ore 10 è possibile l'accesso per le automobili da Lungotevere della Farnesina, 10
Incontro organizzato dall’Accademia Nazionale dei Lincei e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche a Roma il 12 novembre 2013 alle ore 10.00
Da oltre mezzo secolo, ma sistematicamente da almeno vent’anni, la classe politica e dirigente italiana non riesce a esprimere scelte in materia di finanziamento e indirizzo della ricerca e dell’innovazione, all’altezza del ruolo a cui il Paese aspira nel quadro delle sfide economiche e politiche mondiali. Negli ultimi anni si sono succedute, a un ritmo preoccupante, decisioni politiche o amministrative che hanno esposto l’Italia al ridicolo internazionale, penalizzandone l’attendibilità come sistema paese, e quindi indebolendo l’affidabilità dei gruppi di ricerca italiani circa la loro capacità di realizzare sul territorio progetti di ricerca innovativi e competitive sulla base degli standard di qualità previsti.
L’elenco dei casi di manipolazione e censura della scienza in Italia cominciano a essere eccessivi. Considerando soltanto l’arco di tempo che va dal caso Di Bella a quello più recente e drammatico di Stamina, si è passati attraverso la triste e surreale storia della messa al bando degli ogm di interesse agroalimentare, a leggi che impongono contro la lettera stessa della Costituzione pratiche cliniche rischiose per la salute dei pazienti (es. Legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita) fino alle irrazionali modifiche apportate alla legge che recepisce la direttiva europea sulla sperimentazione animale
Guardando, comparativamente, a quel che accade nei paesi dove invece le scelte politiche in materia di scienza e innovazione sono fatte opportunamente, le vicende negative della politica della scienza e della formazione scientifica e tecnologica in Italia sono dipese dall’incapacità della comunità scientifica di impostare e orientare l’agenda della comunicazione. Nella maggior parte dei paesi occidentali le accademie e istituzioni scientifiche si sono attrezzate indipendentemente o in collaborazione per produrre documenti che mettono a fuoco problemi specifici alla luce delle conoscenze scientifiche disponibili, e che spiegano la natura delle incertezze o delle opportunità che ogni ricerca, scoperta o invenzione crea.
Gli scienziati italiani tendono ad accusare il giornalismo scientifico o la comunicazione della scienza per le manipolazioni e le disinformazioni, ma i giornalisti lavorano con le fonti di cui dispongono e, comunque, non è un loro compito accertare come stanno i fatti. Certo, dovrebbero controllare la credibilità delle fonti, ma questo può essere difficile, in alcuni casi, persino per una rivista scientifica In generale, comunque, i giornalisti praticano la comunicazione in regime di libertà di stampa e i problemi probabilmente nascono perché a livello di decisori politici le informazioni arrivano non filtrate dalla comunità scientifica.
Un’ulteriore questione da considerare è che tutti gli studi sociologici dimostrano che la popolazione adulta italiana è gravata da un analfabetismo funzionale preoccupante (si vedano a tal proposito gli ultimi dati OCSE), per cui è plausibile attendersi che anche la classe politica del paese soffra per questa condizione, quando si tratta di affrontare in sede legislativa questioni in cui per decidere in modo pertinente occorre far riferimento a dati empirici e a un orizzonte di conoscenze scientifiche validate. E’ chiaro che non si potrà mai supplire efficacemente o quanto sarebbe necessario con la comunicazione scientifica o con la divulgazione a questo drammatico “spread”, riguardante l’analfabetismo funzionale, e un’azione che andrebbe seriamente messa in campo è un aggiornamento dei contenuti e dei metodi di insegnamento delle scienze nelle scuole di ogni ordine e grado. Solo a fronte di un’istruzione valida e rinforzata costantemente in età adulta ci si può aspettare qualche cambiamento nell’arco di un paio di generazioni. Non di uno o due anni!
Che fare allora? Sembra evidente che per ragioni storiche, cioè come risultato di processi complessi che hanno avuto inizio almeno un secolo fa, la comunità scientifica italiana ha perduto di autorevolezza politica e culturale. Diciamo ha “perduto”, perché fino agli inizi del secolo scorso la presenza di scienziati e tecnici in Parlamento e nella discussione pubblica era influente e contribuiva alla produzione di indagini empiriche e legislazioni da cui è derivata la modernizzazione (certamente non uniforme) del paese.
Il problema di cui sarebbe quindi importante discutere è se esistano strategie perseguibili per ricostruire, in un momento certo non facile dato il successo culturale del relativismo, una credibilità politica e sociale della scienza, al di là delle dichiarazioni pro forma che tutti sono disposti a rilasciare pubblicamente su quanto è importante la scienza. Salvo poi aggiungere un “ma”, che apre le porte a effetti devastanti nella percezione pubblica degli scienziati e della ricerca. Le domande a cui sarebbe quindi interessante provare a rispondere nel corso della discussione, sulla scia anche dei contributi che saranno presentati dai relatori della mattinata sono:
Quali errori sono stati fatti e fanno gli scienziati sul piano comunicativo?
Quali sono i limiti del giornalismo scientifico italiano?
Cosa si dovrebbe e potrebbe fare perché i decisori politici utilizzino i dati tecnici e scientifici nell’istruire le leggi?
Gilberto Corbellini & Armando Massarenti
Organizzato da:
Accademia dei Lincei e Cnr
Referente organizzativo:
Marcella Marsili
Accademia Nazionale dei Lincei
www.lincei.it
marsili@lincei.it
06/68027535
Per motivi organizzativi si invitano i partecipanti a inviare un messaggio di conferma alla Segreteria
Modalità di accesso: ingresso libero
Vedi anche: