Evento

Reading catastrophes

Dal 03/12/2012 ore 09.30 al 04/12/2012 ore 18.00

3 Dicembre, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Aula Marconi
4 Dicembre, Sapienza Università di Roma, Aula Magna del Rettorato

La conoscenza storica degli eventi estremi, siano essi terremoti, inondazioni, tzunami, e delle loro disastrose concatenazioni si va rivelando sempre più importante ai fini della prevenzione. D’altra parte, la reazione dell’uomo ai cataclismi, le sue risposte tecnologiche e l’assunzione stessa di tali eventi nelle categorie culturali costituiscono un aspetto importante della storia della cultura umana e della scienza.

Il convegno internazionale 'Reading catastrophes: Methodological Approaches and Historical Interpretation. Earthquakes, Famines, Epidemics, Floods between Egypt and Palestine - 3rd - 1st millennium BC' si svolge nell’ambito del PRIN 2009 “Le sette piaghe. Cataclismi e distruzioni tra Palestina ed Egitto in epoca pre-classica. Eruzioni, terremoti, inondazioni e guerre, carestie ed epidemie nel dato archeologico e nelle fonti bibliche ed egiziane antiche: un approccio innovativo”, responsabile il prof. Lorenzo Nigro dell’Università di Roma “La Sapienza”, condotto in collaborazione tra l’Unità di Ricerca della stessa università e quella CNR – ISCIMA diretta dalla dott. Giuseppina Capriotti. Studiosi di primaria importanza nel panorama internazionale si riuniranno per presentare documentazione – inedita o riconsiderata – riguardante eventi distruttivi avvenuti nell’antico Egitto o nel Vicino Oriente.

Gli antichi popoli del Mediterraneo ci hanno lasciato numerose testimonianze riguardanti i disastri ambientali, tra queste, i racconti biblici, in particolare quelli dell’Esodo, descrivono eventi geofisici tra Egitto e Palestina. L’area del Sinai, molto attiva da un punto di vista geofisico, dovette segnare profondamente l’immaginario e la tradizione orale. D’altra parte, l’intera civiltà egizia faceva riferimento ad un evento estremo che annualmente si ripeteva: la piena del Nilo che, se da un lato portava la vita nel deserto, dall’altro poteva risultare distruttivo e generalmente conduceva con sé effetti epidemici. 

L’analisi della documentazione archeologica e delle fonti scritte, raccolte dalle due unità di ricerca, richiede un impegno fortemente interdisciplinare. La ricerca interdisciplinare è la linfa vitale del progetto e ne costituisce la novità: il dialogo tra studiosi dell’antichità e scienziati finalizzato sia alla conoscenza della storia dell’uomo che al miglioramento e alla tutela della vita di oggi.

 L’unità di ricerca CNR “Piaghe d’Egitto” (3 dicembre), comprende, insieme agli egittologi e agli storici dell’antichità, fisici, chimici, geologi, geografi appartenenti a istituzioni prestigiose, come Istituti CNR quali  l'IIA (Istituto sull'Inquinamento Atmosferico), l'ITABC (Istituto per le Tecnologie Applicate ai beni Culturali) e l’IBIMET (Istituto di Biometeorologia), il Pontificio Istituto Biblico, l'Università della Calabria, l'ISPRA (Istituto Superiore per Protezione e la Ricerca Ambientale), il Gruppo Interistituzionale Telegeo, la Pontificia Università Urbaniana. I dati che l’Unità sta raccogliendo, a partire da quelli offerti dalle fonti geroglifiche, vengono vagliati di volta in volta con l’aiuto di figure scientifiche quali il geologo o il climatologo.

All’interno dell’unità egittologica CNR si è costituito un team per il telerilevamento da satellite (Team “Satellite Remote Sensing in support to Egyptological Research”): esperti dell’interpretazione dei dati radar stanno mettendo a punto un protocollo metodologico riguardante la ricerca di antiche strutture sepolte, siano esse realizzate dall’uomo che di origine geologica. I primi risultati del lavoro saranno presentati all’inizio del convegno e si intrecceranno con l’intervento di uno dei massimi studiosi del settore, il prof. Claudio Prati del Politecnico di Milano.

L’Egitto antico, in particolare, indagato dall’unità di ricerca CNR, ci ha lasciato una documentazione anche scritta insolitamente ampia per una civiltà così remota nel tempo. E’ possibile dunque vagliare in maniera comparativa dati archeologici, epigrafici, letterari, fornendo elementi preziosi agli studiosi dei disastri ambientali.

Nel corso della giornata egittologica che si terrà nell’Aula Marconi, verranno presentate ricerche recenti riguardanti terremoti, come quelli che danneggiarono famosi monumenti di Tebe Ovest (Luxor, relazioni di H. Sourouzian, R. Stadelmann, A. Arkadi Karakhanyan, Ara Avagyan) e tombe di Saqqara (A. Zivie e F. Finotelli) o inondazioni, come quella descritta minuziosamente dalla stele di Ahmose (XVI sec. a.C., relazioni di R. K. Ritner e N. Moeller). Anche l’acquisizione di tali eventi in ambito mitologico e rituale sarà oggetto di studio (F. Servajean): essa offre importanti elementi della storia culturale, ma rende difficile il vaglio del valore storico dell’evento. Infine, A. Zivie presenterà in anteprima i suoi più recenti studi sull’eccezionale ritrovamento a Saqqara della tomba di Aper-El, vizir del tempo di Amenhotep III e di Akhenaten (XIV sec. a.C.), che con il suo nome semitico pare riecheggiare il racconto biblico di Giuseppe. Tale presentazione costituisce una sorta di cerniera rispetto alla giornata che si terrà il 4 nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università “La Sapienza”, dedicata alla Palestina.

L’Unità Sapienza è rivolta allo studio di catastrofi e distruzioni registrate nel dato archeologico, geologico e nell’evidenza sismologica nel Levante meridionale dell’Età del Bronzo e del Ferro, in primis attraverso l’osservatorio privilegiato degli scavi archeologici nei due siti di Tell es-Sultan/antica Gerico e Khirbet al-Batrawy in Giordania, al fine di elaborare un database territoriale della Palestina con i dati delle distruzioni attestate archeologicamente con relativa cronologia nella Palestina del Bronzo e del Ferro, e di offrire modelli interpretativi innovativi. L’accento verrà posto sul dato archeologico e sulla documentazione delle distruzioni attestate attraverso gli scavi, la datazione degli strati di distruzione (stratigrafia, C14, termoluminescenza calibrata, etc.), e la loro caratterizzazione chimica e magnetica (volta per es. al riconoscimento della origine vulcanica di alcuni depositi), come elemento dirimente nella valutazione del carattere e degli effetti di catastrofi e distruzioni, nonché della possibile relazione di alcuni degli eventi documentati con variazioni insediamentali e socio-economiche di rilevante portata. Il dato archeologico sarà analizzato anche attraverso la sperimentazione di tecniche innovative e l’applicazione di nuovi metodi di indagine nella ricostruzione storico-archeologica (da esperimenti di micro-stratigrafia negli strati di distruzione per ricostruire dinamiche dei crolli e della combustione e per riconoscere l’agente responsabile delle conflagrazioni; allo sviluppo di modelli virtuali in grado di riprodurre gli effetti delle catastrofi calcolandone durata, estensione e impatto sul territorio e sulle comunità umane, testati su casi di studio nei quali siano possibili controlli basati su dati materiali e sulle fonti). A questo si affianca l’analisi di alcuni episodi scelti dell’Antico Testamento rilevanti per lo studio dell’interpretazione biblica delle catastrofi, delle guerre e delle distruzioni, che completa il lavoro sui dati materiali, fornendo un esame critico di alcuni tra i più noti testi, in particolare del Libro della Genesi, che hanno da sempre influenzato lo studio e l’interpretazione delle catastrofi antiche nel mondo siro-palestinese.

L’Unità Sapienza intende proporre nella giornata dedicata al Levante, che si svolgerà nell’Aula Magna del Rettorato della Sapienza coinvolgendo un gruppo di ricercatori appartenenti a diverse istituzioni, una presentazione e un confronto sui metodi e gli indicatori di eventi catastrofici di origine sia naturale che antropica (terremoti, siccità e inondazioni, guerre e epidemie), finalizzato a uno studio del loro impatto sui cambiamenti insediamentali e sui mutamenti sociali delle comunità del III-I millennio a-C., partendo da un approccio sistemico che mostra negli eventi catastrofici la coesistenza di processi positivi e negativi, di crescita e di crisi (Prof. Mario Liverani), e illustrando poi alcuni casi esemplificativi registrati sia nel dato archeologico che in quello geologico: le fluttuazioni insediamentali e i percorsi alternativi verso l’urbanizzazione nelle aree marginali e semidesertiche del Levante meridionali, indi più soggette a variazioni climatiche (siccità) e a condizioni di endemica instabilità socio-economica (Prof. Frank Braemer); il collasso e l’abbandono delle prime società urbane nel Levante meridionali alla fine del Bronzo Antico, alla luce delle più recenti datazioni radiocarboniche (Dr. Felix Höflmayer); la mobilità e l’evoluzione dei litorali e dei porti antichi, alla luce delle relazioni tra l’archeologia del Mediterraneo e le geoscienze, al fine di stabilire un adeguato equilibrio tra neocatastrofismo e geoarcheologia; (Dr. Christophe Morhange, Dr. Nick Marriner); infine la presentazione delle recenti ricerche archeologiche condotte dalla Missione archeologica in Palestina & Giordania della Sapienza sulle distruzioni attestate a Tell es-Sultan/antica Gerico, argomento della celebre narrazione biblica (Prof. Lorenzo Nigro).

Organizzato da:
CNR, Istituto di Studi sulle Civiltà Italiche e del Mediterraneo Antico
Sapienza Università di Roma

Referente organizzativo:
Giuseppina Capriotti
CNR - ISCIMA
Area della Ricerca Roma 1, Via Salaria km 29.300, 00015 Monterotondo Stazione (RM)
giuseppina.capriotti@cnr.it

Modalità di accesso: ingresso libero

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