05/07/2001
COMUNICATO N. 74/2001
L'INFERTILITA' AUMENTA NEI FIGLI DEI CONSANGUINEI
A RISCHIO ANCHE I BAMBINI DA FECONDAZIONE ASSISTITA
Alcuni ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), dell'Università e dell'Azienda Ospedaliera di Siena hanno rilevato che una percentuale dell'infertilità maschile potrebbe essere una conseguenza diretta del rapporto di consanguineità, che determina forti anomalie con conseguente sterilità negli spermatozoi e maggiore refrattarietà ai trattamenti per la fecondità naturale
I matrimoni tra parenti, si sa, sono spesso sconsigliati in quanto possibile causa di malattie geneticamente trasmesse. Quello che non si sapeva, invece, è che da essi potrebbero dipendere anche alcune malformazioni degli spermatozoi. A questa conclusione è giunto un recente studio di alcuni ricercatori del Centro per lo Studio delle Cellule Germinali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Siena , del Dipartimento di Pediatria, Ostetricia e Medicina della Riproduzione (Sezione di Biologia Applicata) della Università di Siena e del Centro di Riferimento Regionale per l'Infertilità Maschile dell'Azienda Ospedaliera senese, pubblicato sull'ultimo numero di Human Reproduction.
Come è noto lo spermatozoo umano presenta molto spesso anomalie strutturali che possono comprometterne la fecondazione. Queste anomalie compaiono in genere in varia misura nell'eiaculato con fluttuazioni nella vita di ciascun individuo anche dipendenti da eventuali terapie.
I ricercatori toscani hanno esaminato, grazie a raffinati sistemi di Microscopia Elettronica a Trasmissione (TEM) e altre tecnologie molecolari, lo sperma di 1600 uomini con problemi di infertilità, isolando all'interno del gruppo i pazienti consanguinei (64 tra fratelli, figli di un matrimonio tra cugini ecc.). I risultati hanno evidenziato alcune malformazioni quali, in gergo medico, "Testa tonda", "Testa doppia", "Coda rigida" e "Coda mozza" eccetera : anomalie molto pericolose in quanto la coda e la testa dello spermatozoo sono due parti fondamentali perché consentono al seme di arrivare alla "meta", vale a dire permettono la penetrazione nell'ovocita.
Nel gruppo dei 64 questi difetti erano presenti nel 27% dei pazienti e riguardavano l'intera popolazione degli spermatozoi appartenenti a ciascun individuo; nel secondo gruppo, invece, (1506 uomini non consanguinei) le medesime anomalie si sono manifestate in meno dell'1% dei casi e solo su alcuni spermatozoi. A colpire in modo particolare i ricercatori è stato però soprattutto il fatto che nessuno dei pazienti appartenenti al gruppo dei 64 consanguinei ha risposto positivamente ai trattamenti medici ai quali è stato sottoposto.
Secondo Baccio Baccetti, Direttore del Centro per lo studio delle cellule germinali del Cnr di Siena "la presenza contemporanea di queste due caratteristiche -anomalie esistenti nella totalità degli spermatozoi e risposta negativa ai trattamenti medici solo nei pazienti con casi di consanguineità in famiglia - può essere considerato con grande probabilità indice di una origine genetica delle malformazioni. In questa epoca in cui si tende a risolvere i problemi di fecondità maschile attraverso la fecondazione assistita, conclude Baccetti, bisogna essere consapevoli che così facendo i consanguinei hanno serie possibilità di trasmettere nel patrimonio genetico dei figli di entrambi i sessi gli stessi difetti dei genitori".
Roma, 5 luglio 2001
Per ulteriori informazioni: Baccio Baccetti 39- 0577- 284173 348-3535449
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