02/10/2001
A testimoniare il probabile esercizio di una vasta attività di meretricio è la campagna di scavi inaugurata in questi giorni dall'Istituto per la Civiltà Fenicia e Punica "Sabatino Moscati" del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Roma e dalla Soprintendenza Archeologica per le province di Cagliari e Oristano, che ha permesso di trovare evidenze dell'esercizio della prostituzione "sacra", svolta cioè in santuari riservati agli stranieri.
E' possibile che anche ai navigatori solitari che sbarcavano a Tharros, la città fenicia, punica e romana al centro della penisola di Capo San Giovanni di Sinis, nel sud della Sardegna, venisse riservata un'ottima accoglienza, grazie alla presenza di ragazze dedite al mestiere più antico del mondo.
A testimoniare il probabile esercizio di una vasta attività di meretricio è la campagna di scavi inaugurata in questi giorni dall'Istituto per la Civiltà Fenicia e Punica "Sabatino Moscati" del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Roma e dalla Soprintendenza Archeologica per le province di Cagliari e Oristano, che ha permesso di trovare evidenze dell'esercizio della prostituzione "sacra", svolta cioè in santuari riservati agli stranieri.
Le ricerche sulle pendici della collina della torre di San Giovanni, coordinate da Piero Bartoloni, Direttore dell'Istituto del CNR, e Paolo Bernardini, Direttore della Soprintendenza Archeologica di Cagliari e Oristano, hanno portato alla luce alcune strutture murarie di un edificio abitato dai primi naviganti fenici sbarcati ad Oristano nel 700 a.C. Attorno a queste gli archeologi hanno recuperato alcuni stampi in terracotta, di età punica, utilizzati per produrre statuette di tipo votivo, che confermano la presenza di un santuario situato alla sommità della collina.
Mentre restano ancora dei dubbi sul fatto che questo edificio rientrasse proprio nel perimetro del nuraghe, primo edificio eretto sulla collina, appare ormai certo l'esercizio della prostituzione "sacra": "La struttura e la collocazione del santuario, unite al ritrovamento di alcuni oggetti dedicati ad un culto femminile - spiega Piero Bartoloni - sembrano confermare un'ipotesi molto accreditata, quella cioè di una rilevante attività di prostituzione svolta in quel periodo nei luoghi sacri dedicati alla dea Astante, peraltro abbastanza diffusi nel mondo antico, e riservata di conseguenza ai naviganti di passaggio, i soli che secondo le antiche fonti greche potevano accedervi".
Roma, 2 ottobre 2001
Per ulteriori informazioni: Piero Bartoloni 338-6846558
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