Comunicato stampa

SCOPERTI BATTERI VITALI IN ROCCE DI 1.8 MILIARDI DI ANNI E IN METEORITI UNA CONFERMA CHE LA VITA HA AVUTO ORIGINE FUORI DALLA TERRA

09/05/2001

COMUNICATO N.50/2001

 

SCOPERTI BATTERI VITALI IN ROCCE DI 2.8 MILIARDI DI ANNI E IN METEORITI UNA CONFERMA CHE LA VITA HA AVUTO ORIGINE FUORI DALLA TERRA

 

 

Un gruppo di ricercatori dell'Università di Napoli Federico II, in collaborazione con l'Istituto Geomare-Sud del Cnr di Napoli, ha individuato e studiato minuscoli microbi all'interno di rocce e meteoriti in grado di riacquistare mobilità e riprodursi.

Confermerebbero la teoria che la vita non sia nata sulla Terra.

 

 

Sono dei minuscoli batteri che, una volta estratti dalle loro matrici rocciose in cui sono inclusi, riacquistano rapidamente mobilità ed iniziano a riprodursi, confermando l'ipotesi che la vita non sia nata sulla Terra ma vi sia giunta dallo spazio esterno, trasportata da meteoriti. A fare questa importantissima scoperta, che testimonierebbe la prima forma di vita extraterrestre, sono stati i prof.ri Bruno D'Argenio e Giuseppe Geraci della Facoltà di Scienze dell'Università Federico II di Napoli - in collaborazione con la dott.ssa Rosanna del Gaudio della Federico II e l'Istituto Geomare-Sud del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Napoli.

Analizzando 50 diversi campioni di rocce sedimentarie, ignee e metamorfiche, di minerali, di vetri vulcanici e di altri materiali solidi naturali, con età comprese tra meno di un milione e 2.3 miliardi di anni, il gruppo di studio Università Federico II-Cnr è riuscito a individuare microbi vitali ("cristallomicrobi" o cryms), di dimensioni prossime al millesimo di millimetro o anche inferiori e straordinariamente resistenti alle più ostili condizioni ambientali, quali temperature estreme (anche dell'ordine del migliaio gradi) o pressioni elevatissime (alcune migliaia di atmosfere); così resistenti da riacquistare, una volta estratti, la mobilità e, soprattutto, la capacità di riprodursi. Ciò indica, secondo i due ricercatori, l'esistenza di interazioni tra energia e vita attualmente non conosciute.

Il DNA dei cryms, analizzato presso il Laboratorio di Biologia Molecolare dell'Università Federico II, ha evidenziato una sostanziale somiglianza con quella dei microbi attuali, che sono soltanto leggermente più grandi, e una simile sensibilità agli antibiotici.

Per Bruno D'Argenio, Direttore dell'Istituto GEOMARE-Sud del Cnr di Napoli, e Giuseppe Geraci, Ordinario di Biologia Molecolare "la capacità dei cryms di sopravvivere per un tempo indefinito in condizioni ambientali estreme è una chiara indicazione del fatto che la vita - seppure allo stato quiescente - può esistere ovunque nel sistema solare e, allo stato attivo, su tutti quei corpi dove è ipotizzabile la presenza di acqua allo stato liquido".

La scoperta dei ricercatori napoletani si inserisce nel dibattito sull'origine della vita sulla Terra, da molti anni al centro dell'interesse scientifico. Un dibattito che trae origine dalla constatazione che l'intervallo di tempo trascorso tra la formazione di una crosta stabile sul nostro pianeta (avvenuta oltre 4 miliardi di anni fa) e l'evidenza indiretta dell'apparizione delle prime forme di vita (poco meno di 4 miliardi di anni fa) appare troppo breve per passare dal mondo inorganico alle prime forme elementari di vita (procarioti).

Una delle ipotesi avanzate per risolvere tale contraddizione è che la vita non si sia formata sul nostro pianeta, ma in qualche altro luogo dell'Universo (dove il processo di aggregazione spontaneo e casuale delle molecole come prevede la Bioastronomia avrebbe avuto a disposizione il tempo necessario) e che sarebbe poi stata disseminata da vettori cosmici quali i meteoriti e le comete (panspermia). Un'ipotesi peraltro suffragata sia dalla scoperta di molecole organiche complesse nelle chiome cometarie e nelle grandi nubi molecolari che si osservano nello spazio interstellare, che dalla biologia molecolare, che ha permesso di individuare i requisiti necessari alla transizione abiotico-prebiotico-biotico.

 

Roma, 9 maggio 2001

 

Per ulteriori informazioni:

Bruno D'Argenio: nato a Benevento il 12 novembre 1935, è professore ordinario di geologia presso la Facoltà di Scienze dell'Università Federico II di Napoli, nonché direttore dell'Istituto di Ricerca del CNR GEOMARE-Sud di Napoli. E' accademico dei Lincei, ha ricevuto la laurea Honoris Causa dell'Università di Budapest ed è membro onorario della Geological Society of America e della Geological Society of London.

Tel. 081.5979221

Giuseppe Geraci: nato a Napoli il 18 marzo 1933 è professore ordinario di Biologia Molecolare presso la Facoltà di Scienze dell'Università Federico II di Napoli. Già direttore dell'Istituto di Biologia Generale e Genetica della Federico II. E' membro dell'Accademia di Scienze Fisiche e Matematiche e presidente del Comitato Tecnico Scientifico del CEINGE (Centro Ingegneria Genetica e Biotecnologie Avanzate).

Tel. 081.2535191



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