Comunicato stampa

IL CRISTO DI CIMABUE SALVATO DALLE LARVE

05/04/2001

COMUNICATO N. 35/2001

IL CRISTO DI CIMABUE SALVATO DALLE LARVE

Il Cnr ha utilizzato una miscela di azoto e anidride carbonica

per tutelare uno dei capolavori della pittura medievale.

Una micidiale miscela di azoto e anidride carbonica, utilizzata in atmosfera controllata, ha permesso di salvare la famosa Croce dipinta di Cimabue, il maestro di Giotto, custodita presso la Chiesa di S. Domenico in Arezzo. A rendere possibile la salvaguardia di uno dei capolavori della pittura medievale, datata attorno al 1265 e raffigurante Cristo in Croce, è stato l'intervento dei tecnici dell'Istituto per la Ricerca sul Legno del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Firenze, che hanno scelto una composizione chimica letale per le larve degli xilofagi (della famiglia degli Anobiidi) ma del tutto innocua nei confronti dello strato pittorico e dell'ambiente.

I ricercatori del CNR sono stati chiamati a risolvere un caso estremamente delicato: si trattava infatti di intervenire in condizioni ambientali particolari (per la temperatura e l'umidità considerate atipiche), che avrebbero potuto, a contatto con agenti esterni, modificare le dimensioni del legno della Croce di Cimabue danneggiandola irrimediabilmente. Per questo motivo si è deciso di intervenire in atmosfera controllata a 25° e 60-65% di umidità (contro 15° e 80% di umidità originari): dopo avere appositamente favorito la ripresa delle larve, i tecnici del CNR hanno sigillato ermeticamente la struttura cominciando a iniettare la miscela tenendo contemporaneamente sotto controllo i movimenti del legno. Dopo 21 giorni di questo trattamento, gli specialisti del Consiglio Nazionale delle Ricerche hanno sottoposto ad esami di laboratorio alcuni campioni di legno, accertando la morte per anossia di tutte le larve e la perfetta tenuta del legno.

L'Istituto del CNR, costituito nel 1954, si occupa da anni della tutela dei Beni Culturali. Tra i vari interventi su manufatti lignei si possono ricordare quelli alla Foresta Fossile di Dunarobba (TR) per ridurre il degrado dei tronchi, all'antico porto etrusco e romano di Pisa S. Rossore, al Duomo di Orvieto, alla sacrestia di S. Pietro a Modena, al coro della Chiesa di S. Zaccaria a Venezia o a quello della Certosa di S. Martino a Napoli.

Roma, 5 aprile 2001



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