Comunicato stampa

DONNE "SECCHIONE" A SCUOLA, PENALIZZATE SUL LAVORO

02/04/2001

COMUNICATO N. 32/2001

DONNE "SECCHIONE" A SCUOLA, PENALIZZATE SUL LAVORO

Uno studio del CNR conferma la discriminazione delle donne

nel lavoro, in particolare nel mondo scientifico.

A scuola e all'università sono le prime della classe, secchione che si fanno beffe dei loro colleghi maschi. I quali, però, sul lavoro si prendono una sonora rivincita, discriminandole appena possono. A tracciare questo quadro desolante della situazione delle donne nel mondo del lavoro è il Consiglio Nazionale delle Ricerche che ha presentato oggi a Roma, nel corso della Terza Giornata dedicata alle Donne nella Ricerca, i risultati dell'analisi della presenza femminile nelle professioni scientifiche.

All'università le donne fanno registrare meno abbandoni (10,3% contro il 15,5% degli uomini), si laureano più spesso nei termini (10,6% contro il 9% degli uomini), conseguono la votazione massima con maggiore frequenza (26,9% contro il 17,7% degli uomini). E anche nelle discipline più maschie, come ad esempio ingegneria e agraria, sono di nuovo loro le più brillanti, laureandosi quasi sempre col massimo dei voti. I problemi nascono però quando ci si affaccia sul mondo del lavoro dove, nonostante le faticose battaglie combattute, non riescono ancora a trovare una parità sostanziale col sesso più forte. Basti pensare che nel triennio '95-'98 la percentuale di neoassunti negli enti di ricerca italiani vede gli uomini al 63% contro il 37% di donne.

Che non ci siano spazi sufficienti per loro nel lavoro lo dimostra anche la cosiddetta tecnica del "sorpasso": nei pochi casi in cui le donne partono con un lieve vantaggio al momento dell'assunzione, come nelle discipline di tipo sociale, economico o biologico, gli uomini si vendicano immediatamente già nel secondo gradino della carriera. Una situazione che peggiora ulteriormente quando si osservano le posizioni di vertice: solo il 7% del gentil sesso riesce infatti a conquistare posti di comando nel mondo della ricerca scientifica, e solo il 5,8% raggiunge i vertici o è nominata come esperto in qualche organismo.

Il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha compilato anche la lista degli enti di ricerca buoni e cattivi. La palma del migliore va all'Istituto Nazionale di Ricerca per l'Alimentazione e la Nutrizione (che può gloriarsi grazie a un 60% di personale femminile), seguito dall'Istituto Superiore di Sanità (55%) e dal CNR stesso, che vanta un discreto 30%. L'ENEA con il 17,8% e l'INFN con il 16,8% rappresentano invece le maglie nere di questa classifica rosa.

Le ricercatrici italiane hanno costituito una Commissione per la valorizzazione delle donne nella ricerca scientifica, lanciando alcune proposte concrete, tra cui una riserva del 40% di posti per le donne nelle strutture scientifiche e nei comitati di valutazione in cui la nomina risponda a criteri di tipo "politico", il congedo di maternità e paternità pagato a tutti i ricercatori a tempo determinato e borse di studio per il reinserimento dopo lunghe assenze dovute a motivi di pianificazione familiare.

 

Roma, 2 aprile 2001


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