Comunicato stampa

Alzheimer e Parkinson potrebbero avere un'origine comune

28/11/2022

A portare a questa ipotesi, uno studio condotto da tre ricercatori  dell'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio  nazionale delle ricerche, pubblicato sulla rivista IBRO Neuroscience  Reports, secondo il quale entrambe le patologie sarebbero causate  dallo stesso meccanismo neurodegenerativo - che hanno chiamato Neurodegenerative Elderly Syndrome (NES) - e si differenzierebbero in  seguito.

Tre ricercatori dell’istituto di scienze e tecnologie della  cognizione  del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Istc)  -  Daniele Caligiore, Flora Giocondo e Massimo Silvetti - hanno  recentemente pubblicato sulla rivista internazionale “IBRO  Neuroscience Reports” un articolo in cui per la prima volta propongono  che l?Alzheimer e il Parkinson potrebbero originare dallo stesso  meccanismo neurodegenerativo, per poi differenziarsi in seguito, e  hanno chiamato tale fenomeno neurodegenerativo  “NES-Neurodegenerative  Elderly Syndrome” (Sindrome neurodegenerativa dell’anziano). Lo studio  ha seguito un approccio interdisciplinare e di sistema per analizzare  e sintetizzare in modo originale nell’ipotesi della NES i risultati di  diverse ricerche su Alzheimer e Parkinson condotte in ambiti diversi,  dalla genetica alla neurofisiologia.

“La NES è caratterizzata da tre stadi progressivi, la prima fase  inizia molti anni prima rispetto al manifestarsi dei sintomi clinici  tipici delle due malattie, e in essa si può avere una progressiva  perdita di neuroni che producono due importanti sostanze  neuromodulatrici: noradrenalina e serotonina”,  spiega Caligiore,  primo autore dell’articolo. “Proponiamo che tale ‘danno iniziale’  possa essere causato principalmente dal malfunzionamento di una  proteina molto diffusa nel nostro corpo, l’alfa-sinucleina. La perdita  iniziale di questi neuroni neuromodulatori non produce  però nel  comportamento della persona alcun sintomo evidente che possa essere  riconducibile ad Alzheimer o Parkinson. Le disfunzioni iniziali  possono essere dovute a diversi fattori genetici, ambientali o legati  allo stile di vita, che chiamiamo semi, e possono interessare  diverse parti del corpo. In particolare, l’alfa-sinucleina  malfunzionante può avere diverse vie d’accesso al cervello: potrebbe  avere origine in situ o essere trasportata dall’intestino tramite  l’asse intestino-cervello. Il tipo di seme o fattore scatenante e la parte del cervello e del corpo interessata dalle disfunzioni iniziali  di alfa-sinucleina, la via d’accesso e il tipo di neuromodulatore  maggiormente coinvolto in questa fase embrionale della malattia  influenzano la futura possibile progressione della NES verso la  trasformazione in Parkinson o Alzheimer. Per questo abbiamo chiamato questa prima fase della NES ‘fase di semina’ (seeding stage)”. 
Nella seconda fase si verificano poi altri eventi. “Iniziano a  manifestarsi disfunzioni dei neuroni che sintetizzano il  neuromodulatore dopamina e che si trovano in due regioni diverse del  cervello: nell’area tegmentale ventrale (gestione degli aspetti  cognitivi e motivazionali) e nella substantia nigra pars compacta  (gestione degli aspetti motori)”, aggiunge Giocondo. “Tuttavia, i  sintomi clinici evidenti sono ancora silenziosi, grazie a meccanismi  compensatori che mantengono l’equilibrio delle diverse concentrazioni  di neuromodulatori. Abbiamo indicato questa fase della NES come ‘fase  di compensazione’”. 

Si arriva, infine, alla terza fase. “L’ultima fase è quella di  biforcazione, in cui la noradrenalina e la serotonina non riescono più  a compensare le disfunzioni dopaminergiche, e in cui la NES diventa  Alzheimer se l’area dopaminergica maggiormente colpita è l’area  tegmentale ventrale, oppure diventa  Parkinson se l’area più colpita è  la substantia nigra pars compacta”, continua Silvetti. “Anche la  biforcazione in Alzheimer o Parkinson dipende dai semi che possono  confermare o modificare la traiettoria neurodegenerativa iniziata  durante la seeding phase”.

Se confermata da futuri studi empirici, l’ipotesi NES potrebbe  rivoluzionare la ricerca nell’ambito di queste due malattie  neurodegenerative, indicando nuove strade per la diagnosi precoce e  per lo sviluppo di terapie da attuare in fase precocissima, prima  della manifestazione di sintomi clinici espliciti, contrastando in  modo molto più efficace i processi di neurodegenerazione. “Anche  l’intelligenza Artificiale potrebbe essere uno strumento per  verificare o confutare l’ipotesi NES. A questo proposito al Cnr-Istc  stiamo sviluppando degli algoritmi di machine learning per combinare e  analizzare grandi quantità di dati eterogenei (clinici, genetici, di  risonanza magnetica) su Alzheimer e Parkinson messi a disposizione da  database internazionali per la ricerca scientifica, come ADNI e PPMI,  allo scopo di trovare delle traiettorie di neurodegenerazione comuni  tra le due malattie”, conclude Caligiore.


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