06/12/2017
Il rapporto tra clima, territorio e ambiente è stato dedotto con gli studi interdisciplinari finora condotti che hanno consentito di poter affermare che il territorio è stato soggetto a variazioni climatiche cicliche e in parte alle attività umane, dall’epoca storica fino all’attuale. Le alternate crisi climatiche di tipo freddo-umido e caldo-aride hanno controllato i processi geomorfologici, vegetazionali e pedogenetici e hanno condizionato l’antropizzazione e le principali risorse naturali dell’ambiente, con gravi problemi socio-economici.
Sulla base di dati geo-archeologici e paleo-climatici, si evince che la variabilità climatica non è correlabile solo con gli inquinamenti antropici attuali, dato che ciò che sta succedendo attualmente è già successo in passato, cioè quando la presenza e l’impatto dell’uomo sul territorio erano ovviamente minimi. In alcuni siti archeologici greco-romani, noti nell’area mediterranea, le aree urbanizzate sono state colpite da forti alluvioni e da forti periodi di aridità che si sono alternati ciclicamente a scala plurisecolare.
Variazioni delle precipitazioni di 200-300 mm in meno all’anno, nelle zone in cui normalmente sono di 300-500 mm, causano variazioni molto importanti sulla superficie del suolo naturale, perché da condizioni umide si passa a condizioni predesertiche-desertiche. Come nella storia, l’area mediterranea, a cavallo tra la zona desertica e quella umida, sarà significativamente e ancora di più interessata dal progressivo e lento spostamento verso nord delle fasce climatico-ambientali più calde e meno piovose, con tutte le conseguenze socio-economiche prevedibili.
Il riscaldamento globale è iniziato nel 1700, senza attività climalterante antropogenica; con l'apporto dell'attività solare aumentata e con l'apporto climalterante dell'uomo, si assiste ad un nuovo cambiamento climatico-ambientale globale. A partire dal 1800, l’era industriale ha favorito l’immissione in atmosfera di inquinanti climalteranti, mentre la temperatura era già in continua risalita. Nel 1900 si è avuto il massimo di impatto antropogenico sull'atmosfera, mentre comunque la temperatura globale è continuata ad aumentare secondo la sua ciclicità plurisecolare.
Molti fisici che riescono a leggere e interpretare i dati strumentali solo degli ultimi 200 anni affermano che è colpa dell'uomo; altri fisici dicono che è colpa dell’attività solare ma la colpa è di entrambi e la situazione si preannuncia più incisiva, come cambiamento climatico-ambientale, rispetto a quella di 1000 anni fa. Diminuire l'inquinamento atmosferico antropogenetico sarebbe già un grande passo avanti, ma non fermerebbe il naturale e ciclico cambiamento climatico-ambientale e l’evoluzione delle nuove condizioni ambientali che progressivamente si stanno instaurando.
Le oscillazioni della temperatura e delle precipitazioni e le migrazioni biologiche imporranno una nuova biodiversità naturale, come accaduto varie volte nel passato recente e nelle ultime centinaia di migliaia di anni. Le produzioni agricole tradizionali, che sostengono gran parte dell'economia agricola, saranno attaccate da nuovi ospiti ed imporranno interventi drastici soprattutto per la sopravvivenza di essenze vegetali autoctone, anche antiche, sopravvissute alle diverse condizioni climatico ambientali che si sono succedute nelle ultime migliaia di anni.
In conclusione, noi ricercatori studiosi della materia di cui all’oggetto guardiamo con attenzione alle decisioni istituzionali che dovranno farsi carico anche di questo problema geo-ambientale e cioè della siccità che andrà nel prossimo, vicinissimo futuro, ad intaccare il nostro bene più prezioso rappresentato dalle risorse idriche; crediamo che occorre dare la massima visibilità agli studi già elaborati evitando che la pubblica opinione possa pensare che le ricerche, prevalentemente istituzionali, restino chiuse nei cassetti.
Per informazioni:
Silvana Pagliuca
Isafom-Cnr
silvana.pagliuca@cnr.it
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