15/06/2025
“L'uso di sistemi d'arma su siti nucleari, ma anche industriali portano danni all'ambiente. Generano, una volta colpiti, rilasci di sostanze radioattive. Metalli pesanti come l'uranio che interferiscono con la nostra salute”. Ad affermarlo è Matteo Guidotti, chimico e primo ricercatore del Cnr-Scitec, che si è espresso circa le possibili conseguenze per la salute e per l'ambiente di bombardamenti su siti nucleari.
Il ricercatore chiarisce che le stesse armi hanno al loro interno sostanze nocive e tossiche, una volta rilasciate nell'ambiente. Ad esempio, i proiettili convenzionali contengono metalli pesanti, come piombo, antimonio e tungsteno: i propellenti per missili -a base di percolati e idrazina- sono sostanze che danneggiano il sistema endocrino. Tutti questi composti, oltre al danno immediato, continuano a causare problemi alla salute alle popolazioni colpite per decenni. Inoltre, nei siti di produzione di combustibile nucleare, tra i composti più pericolosi figura l'esafloruro di uranio, estremamente volatile.
Inoltre, il tema dell'estensione del danno riguarda non solo la geografia ma anche il tempo: “Sostanze più volatili perocorrono decine, centinaia di km. La loro pericolosità dura decenni o centinaia di anni. Lo vediamo con gli effetti ancora negativi di quanto accaduto in Vietnam, sud est asiatico, ma anche dopo eventi non bellici come a Chernobyl e Fukushima. Una reale valutazione dell'impatto su salute e ambiente si potrà avere soltanto in tempo di pace, anni dopo il termine del conflitto”.
Per informazioni:
Matteo Guidotti
Cnr-Scitec
matteo.guidotti@cnr.it