22/03/2023
“What a Digital World”, la web serie del Registro .it, l'anagrafe dei nomi a targa .it gestita dall'Istituto di informatica e telematica (Iit) del Cnr di Pisa, ha lanciato la nuova stagione 2022/2023 con sei nuovi episodi, dedicati alle nuove tecnologie, alla rivoluzione digitale dell'imprenditoria e alle opportunità della Rete. Protagonista di ogni puntata un tema complesso che guarda agli scenari futuri di Internet e coinvolge direttamente imprese, professionisti e cittadini. Obiettivo della serie online - dedicata alle sfide del mondo digitale, che cambiano la società in cui viviamo - è quello di spiegare i suoi contenuti in modo semplice, sintetico e anche divertente.
Il primo video della serie online affronta il tema del 5G, un settore di ricerca, in continua evoluzione e di cui si sa ancora molto poco: con 5G si indicano tecnologie e standard di nuova generazione (che seguono le precedenti 2G, 3G e 4G) per la comunicazione mobile e la connessione dei tanti oggetti della nostra quotidianità (Internet of Things). La Rete è in continua espansione e, di conseguenza, le sperimentazioni di questa nuova tecnologia di "quinta generazione" sono in corso, ma a caratterizzare principalmente il 5G è proprio la molteplicità di connessioni in contemporanea, con alta velocità e tempi di risposta molto rapidi.
La seconda puntata dal titolo "Smartphone security" esplora il mondo dei mobile e la sicurezza: il mondo digitale ci permette di avere tutto a portata di mano solo tramite il nostro smartphone, ma quali sono i rischi di tutta questa comodità? Nel 2018 persino il fondatore di Amazon Jeff Bezos ha avuto il proprio smartphone violato, e se anche uno degli uomini più ricchi e potenti al mondo è vulnerabile, cosa possiamo fare noi comuni mortali per evitare i numerosi rischi cui siamo esposti? Dall'attenzione alle pubblicità alle accortezze verso i link e le app, esistono tante precauzioni che possiamo prendere ogni volta che navighiamo. Le scopriamo nel secondo video della seconda stagione di “What a digital world”.
Nella terza puntata protagonista il "Dark Web". Tutti i giorni navoghiamo il cosiddetto “surface web”, uno spazio fatto da siti e motori di ricerca che non necessitano di password o scambio di dati sensibili; "sotto” il mondo virtuale che conosciamo benissimo c’è il “deep web”, ovvero l’insieme delle pagine non indicizzate a cui non possiamo accedere senza credenziali o senza un link diretto, come una casella di posta o l’account di online banking. La parte più nascosta di internet è il “dark web”, ovvero uno spazio a cui si può accedere solo attraverso programmi specifici e che garantisce il totale anonimato attraverso una tecnologia basata sulla crittografia.
Alla scoperta dei "Computer quantistici" è il tema della quarta puntata: tutto ha inizio dal transistor, il meccanismo alla base dei circuiti logici dei computer, un circuito che, aprendosi e chiudendosi, permette il passaggio di informazioni dette “bit”, impulsi elettronici oppure ottici che, combinandosi tra loro, assumono i valori di 1 oppure di 0. I transistor influenzano la potenza dei computer data dalla loro velocità di calcolo. Per aumentarla è quindi necessario aumentare il numero dei transistor. Se nei computer degli anni cinquanta potevamo trovare 7 transistor, oggi in un chip delle dimensioni di un’unghia ne esistono 50 miliardi che misurano 7 nanometri. Si può dire che oggi un transistor è mille volte più piccolo di un globulo rosso. Ma se li rimpicciolissimo ancora cosa accadrebbe? È qui che entrano in gioco i “quantum computer”, ovvero calcolatori che sfruttano le leggi della meccanica quantistica. Invece dei bit, questi computer utilizzano i “qbit” - i quantum bit, dei veri e propri bit “evoluti” in grado di assumere contemporaneamente i valori 0 e 1. I computer quantici offrono possibilità mai viste, dalle applicazioni big data al miglioramento di processi su larga scala come le smart grid, il potenziamento dei processi di machine learning e le intelligenze artificiali, la nanotecnologia e la biochimica, tutte applicazioni impossibili per i computer tradizionali.
La quinta puntata è incentrata sui "Big Data e privacy": la nostra presenza quotidiana sul web ha dato un impulso enorme alla produzione di dati e se pensiamo a tutte le attività che svolgiamo in Rete, lasciamo delle vere e proprie “impronte digitali” che rivelano chi siamo, con i nostri interessi e consumi, e le nostre abitudini. Queste tracce vengono raccolte per lo più da aziende private che le utilizzano per analizzarle ai fini di marketing. Da qui la necessità di una presa di coscienza, e in più paesi sono stati presi provvedimenti per rendere gli utenti più partecipi e coscienti dei processi di condivisione dei dati. Ma non esiste solo il marketing. L'analisi dei Big Data si è dimostrata estremamente importante in settori di pubblico interesse come la sanità, per esempio, nella diagnosi tempestiva di malattie, così come nella gestione ottimizzata degli ospedali o nella previsione dei possibili effetti collaterali dei farmaci sui singoli pazienti. Se molti dati presi singolarmente non ci dicono molto, messi in relazione l'uno con l'altro producono informazioni che ci aiutano a fare predizioni molto utili.
Il sesto episodio dal titolo "Neuromorphic Computing" conclude la stagione di What a Digital World. L’intelligenza artificiale (AI) ha fatto passi da gigante. Se negli anni Cinquanta le AI giocavano a dama, oggi sofisticati assistenti automatici sono in grado di rispondere a ogni genere di domanda e generare qualsiasi tipo di immagine, video o testo. Nonostante questa evoluzione, le AI sono ancora poco flessibili nell'apprendere da situazioni al di fuori della loro programmazione. Il loro sviluppo potrebbe portare a una nuova era di intelligenze artificiali, l'era della Computazione Neuromorfica. Tutto ha inizio dal cosiddetto standard della macchina di von Neumann, una struttura composta da una memoria che immagazzina le informazioni, un'unità di elaborazione che le processa e un'unità di controllo con le istruzioni per le altre due. Il funzionamento di questi elementi produce gli output dell’intelligenza artificiale. La naturale evoluzione di questo funzionamento è lo sviluppo di hardware e software che imitano strutture e funzioni del cervello umano e della sua rete di neuroni. Sono quindi stati sviluppati i chip neuromorfici, veri e propri processori costruiti per sfruttare alcuni vantaggi della mente umana. Il riconoscimento di immagini, la guida autonoma e l’elaborazione del linguaggio naturale sono solo alcuni degli ambiti che farebbero dei giganteschi passi avanti.
Per informazioni:
Anna Vaccarelli
Registro .it/Cnr-Iit
anna.vaccarelli@iit.cnr.it
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