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Medicina di genere: un'altra conferma della scienza

17/10/2019

Medicina di genere: è corretto trattare clinicamente donne e uomini allo stesso modo?
Medicina di genere: è corretto trattare clinicamente donne e uomini allo stesso modo?

A ciascuno la sua salute. Uomini e donne corrono rischi diversi di contrarre alcune malattie. Ad esempio, l’80% dei pazienti con patologie autoimmuni (lupus, artrite reumatoide, tiroidite di Hashimoto) è donna. E anche alcune malattie neurologiche, come il Parkinson e l’Alzheimer, mostrano significative differenze di incidenza nei due sessi: il Parkinson colpisce più gli uomini e l’Alzheimer maggiormente le donne. A ricordarlo, ripreso da molte testate nazionali, tra cui ANSA, ADNKronos, Huffington Post, sono ricercatori dell'Iss, Cnr-Iac e UNIBO che, in uno studio pubblicato su 'Cell Death and Disease', hanno identificato alcuni componenti molecolari alla base della diversa risposta delle cellule maschili e femminili agli stress.

Ebbene, le donne - ricordano gli studiosi - hanno una maggiore incidenza di fratture di femore e sono a maggior rischio di depressione. Gli uomini, invece, hanno un rischio maggiore di mortalità per cancro e di essere colpiti da malattie cardiovascolari in più giovane età. Il genere influenza anche la sintomatologia di molte patologie. Per esempio, nel caso dell'infarto del miocardio, i sintomi possono essere diversi nei due sessi, determinando talvolta un ritardo nella diagnosi, soprattutto nelle donne. Allo stesso modo, il cancro del colon nella donna si localizza più frequentemente nel tratto ascendente, ha meno sintomi all’esordio e si manifesta successivamente con caratteri di urgenza.

A fronte di tante differenze, "le donne sono spesso penalizzate nelle cure, poiché i trial clinici sono effettuati quasi esclusivamente negli uomini e le conoscenze sulla diversa risposta alle terapie nei due sessi spesso non sono applicate nella pratica clinica. Ne consegue - conclude l'Iss - una minore appropriatezza delle cure nel sesso femminile, almeno per alcune malattie, rispetto a quello maschile".

Hanno partecipato allo studio: Anna Ruggieri, Simona Anticoli, Paola Matarrese e Walter Malorni (Iss, Roma), Stefano Salvioli e Claudio Franceschi (Università di Bologna), Paolo Tieri (Cnr-Iac, Roma).

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