News

Il Cnr in prima linea per migliorare la comprensione e la mitigazione dei rischi climatici nel Sahel

28/03/2017

Il Direttore generale dell'Agenzia Laura Frigenti e il Direttore dell'Istituto di biometeorologia del Cnr Antonio Raschi
Il Direttore generale dell'Agenzia Laura Frigenti e il Direttore dell'Istituto di biometeorologia del Cnr Antonio Raschi

Nel Sahel -la fascia di territorio africano che si estende tra il deserto del Sahara, il Sudan, l'Oceano Atlantico e il Mar Rosso- il cambiamento climatico è sotto stretta osservazione: aumento delle temperature, siccità, precipitazioni estreme ed inondazioni in aree dove mai prima d’ora si erano prodotte. Le conoscenze a macro-scala sono di scarsa utilità per affrontare il cambiamento climatico che, per il decentramento amministrativo, deve essere affrontato dalle autorità locali. Le analisi e le previsioni a scala regionale e locale scarseggiano, ma giocano un ruolo fondamentale nel consentire alle autorità locali di basare i loro piani di adattamento sulla conoscenza delle tendenze in corso e sulle previsioni per i prossimi decenni.

Il Niger è uno dei paesi più poveri e vasti del Sahel. Nonostante ad Ovest sia bagnato per un tratto dal fiume omonimo e a Est dal lago Ciad, il territorio rimane per la maggior parte desertico e poco abitato. La fascia meridionale del paese con un clima saheliano più propizio per l’agricoltura, vede concentrati i quasi venti milioni di abitanti che il paese oggi conta. Negli ultimi decenni del secolo passato, il Niger, come altri paesi del Sahel, è stato alla ribalta delle cronache internazionali per la sua povertà e per la siccità che lo ha colpito a più riprese con conseguenze drammatiche.

Negli ultimi anni, a causa dei cambiamenti climatici, ma anche e soprattutto dell’azione dell’uomo, il Niger è soggetto anche ad un problema opposto: le inondazioni. In effetti, negli ultimi 15 anni le tendenze climatiche mostrano per il Sahel centrale un incremento della pluviometria e le proiezioni per i prossimi 50 anni non escludono che questa tendenza continui. Si osserva anche una progressiva intensificazione degli eventi meteorologici che vedono una concentrazione di forti piogge in poco tempo. Le siccità del secolo scorso e la forte pressione antropica sulla zona saheliana hanno causato una degradazione sia della vegetazione che dei suoli. La pioggia viene quindi assorbita dal terreno in minor misura e ruscella a valle, concentrandosi nelle piane alluviali e causando allagamenti in campagne e città.

I dati parlano chiaro, dall’inizio degli anni 2000 il numero di eventi è aumentato del 300% ed il numero delle persone sinistrate del 600% (dati nazionali del Niger).

La maggior parte di queste inondazioni avvengo in ambiente rurale e passano sotto silenzio. La stampa si occupa solo dei grandi eventi che toccano le città: ad esempio, la capitale Niamey è stata inondata tre volte negli ultimi 7 anni. Ma nelle campagne si verificano ogni anno migliaia di inondazioni locali di cui a stento si dà notizia.

Sul fronte opposto, la siccità continua a minacciare la produzione agricola. Infatti, nonostante i cumuli pluviometrici degli ultimi anni siano stati positivi, la cattiva distribuzione delle piogge all’interno della stagione agricola e sul territorio costituisce un rischio continuo e crescente per i piccoli produttori rurali. In un paese dove la maggior parte della popolazione vive di agricoltura, inondazioni e siccità sono tra le maggiori cause non solo della povertà e dell’insicurezza alimentare, ma in ultima analisi anche dei flussi migratori dalle campagne ai centri urbani e successivamente verso l’Europa.

E' possibile prevenire questi fenomeni? I ricercatori del Cnr sono convinti di sì e per questo motivo l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo ha co-finanziato la seconda fase del Progetto di adattamento ai cambiamenti climatici, prevenzione dei disastri e sviluppo agricolo per la sicurezza alimentare - ANADIA Niger.

Il progetto sarà realizzato dall'Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr in collaborazione con il Politecnico e l’Università di Torino (Dipartimento interateneo di Scienze, progetto e politica del territorio) ed il Servizio Meteorologico del Niger. I risultati ottenuti dalla prima fase indicano che -benché non sia possibile annullare il rischio- esso può essere sensibilmente ridotto, soprattutto lavorando con le comunità locali sulla prevenzione. Si può infatti evitare che una pioggia intensa si trasformi in una inondazione catastrofica recuperando le terre degradate, piantando alberi, utilizzando pratiche agronomiche sostenibili, ma anche evitando di costruire nelle zone inondabili e sviluppando dei sistemi di allerta rapida in caso di piena.

ANADIA è un progetto di formazione e ricerca per lo sviluppo che mira a rafforzare le capacità nazionali e locali dei servizi tecnici in Niger per l'integrazione dell’adattamento al cambiamento e la riduzione del rischio climatico nelle strategie settoriali, nella pianificazione locale e nelle buone pratiche di gestione del territorio. Il progetto si occuperà di formare tecnici locali sulla valutazione del rischio d’inondazione, sull’identificazione di soluzioni appropriate e sostenibili per la mitigazione del rischio e sulla pianificazione territoriale a scala locale.

 

Per informazioni:
Vieri Tarchiani
CNR - Istituto di biometeorologia
v.tarchiani@ibimet.cnr.it