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Osservatorio ambientale del Cimone: un faro per l'accordo di Kigali

17/10/2016

L'osservatorio Cnr sul monte Cimone
L'osservatorio Cnr sul monte Cimone

La notte scorsa a Kigali in Rwanda è stato raggiunto un accordo storico per la tutela del clima: più di 200 paesi riuniti per la 28esima seduta del Protocollo di Montreal hanno firmato un emendamento che prevede la messa al bando di una categoria di potentissimi gas a effetto serra: gli idrofluorocarburi (HFC). A differenza del Protocollo di Kyoto, che prevede solo riduzioni volontarie delle emissioni di gas serra, quello di Kigali è il primo accordo legalmente vincolante ed è pertanto potenzialmente molto più efficace di qualsiasi accordo precedente. Secondo alcuni studi recenti (Velders et al., 20015) un’eliminazione tempestiva degli HFC (conosciuti come “Short Lived Climate Forcers” SLFC) potrebbe evitare ben 0.5°C di riscaldamento entro la fine del secolo.

Gli HFC, introdotti come sostituti dei clorofluorocarburi (CFC) da tempo banditi perché responsabili del buco dell’ozono, sono utilizzati soprattutto negli impianti di refrigerazione domestica ed industriale e nei condizionatori fissi e mobili. Sono presenti nell’atmosfera in concentrazioni minime (parti per trilione) e il loro monitoraggio richiede strumentazione sofisticata. Esistono solo undici osservatori nel mondo che misurano in continuo gli HFC. Uno di questi è l’Osservatorio ‘Vittori’ dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr), ospitato nelle strutture dell’Aeronautica Militare, situato sulla vetta di Monte Cimone (2165 m slm, Appennino Tosco-Emiliano), dove grazie alla collaborazione con l’Università degli Studi di Urbino da 15 anni questi gas sono misurati con frequenza bi-oraria. I risultati sullo studio degli HFC, ottenuti nell’ambito di importanti collaborazioni internazionali, sono da anni pubblicati su riviste di alto livello scientifico. “Il duplice scopo di queste misure - dice la Prof. Michela Maione del Dipartimento di scienze pure e applicate dell’Università di Urbino e responsabile dell’attività - è quello di controllarne gli andamenti nel tempo e di stimare (grazie alla combinazione con modelli matematici) le quantità effettivamente emesse in atmosfera”. “Per la posizione geografica e la quota - dice Paolo Bonasoni dell’Isac-Cnr, responsabile del gruppo di ricerca sugli ‘Hotspot climatici’ e per oltre venti anni dell’Osservatorio - il sito è considerato strategico per lo studio dei processi sia naturali che legati alle emissioni antropiche dell’Europa meridionale e del bacino del Mediterraneo che influenzano la composizione dell’atmosfera. Questa ricerca è quindi fondamentale per supportare gli inventari delle emissioni, elaborati solamente sulla base di dati statistici, e per verificare il rispetto degli accordi internazionali.” Il trend dei composti qui misurati, e tra questi l’HFC134a che è uno dei principali alogenati, sono consultabili liberamente da MOVIDA – Monte Cimone On-line VIsualization and Data Analyses (http://www.isac.cnr.it/cimone/data-access). Monte Cimone costituisce in pratica un faro climatico-ambientale. “Qui l’Osservatorio Climatico Cnr, unitamente a quello Meteorologico dell’Aeronautica Militare CAMM Monte Cimone – dice Paolo Cristofanelli responsabile dell’Osservatorio Cnr – danno vita all’unica ‘Stazione Globale’ presente in Italia del programma Global Atmosphere Watch dell’Organizzazione Mondiale per la Meteorologia, che ha lo scopo di fornire informazioni accurate ed aggiornate sulla composizione dell’atmosfera a livello globale”.

Per informazioni:
Michela Maione
Dispa - Dip. di Scienze Pure e Applicate - Università degli studi di Urbino
michela.maione@uniurb.it
Paolo Bonasoni
Isac-Cnr
p.bonasoni@isac.cnr.it

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