News

Un nuovo progetto Europeo pionieristico aiuterà i pazienti con steatosi epatica non-alcolica

19/05/2015

I pazienti con la steatosi epatica non-alcolica (NAFLD) potranno beneficiare dei risultati di un nuovo progetto di ricerca europeo a cui partecipa l'Istituto di fisiologia clinica del Cnr.

I pazienti con la steatosi epatica non-alcolica  (NAFLD), o come viene comunemente chiamato “fegato grasso”, potranno beneficiare dei risultati di un nuovo progetto di ricerca europeo multicentrico finanziato con svariati milioni di euro e finalizzato allo sviluppo di migliori test diagnostici e di trattamento. Riunendo ricercatori e clinici provenienti da nove centri leader in Europa, il progetto EPoS (acronimo di Elucidating Pathways of Steatohepatitis, che tradotto significa scoperta dei meccanismi della steatoepatite) ha ricevuto un finanziamento di sei milioni di euro dal primo ciclo del programma PHC1-Horizon 2020 dell’Unione Europea, nel campo “ricerca e innovazione per la salute”.

Questo sarà il più grande studio mai eseguito nel suo genere e collegherà le ricerche di tutto il continente riguardanti le malattie del fegato, per consentire una maggiore comprensione dei fattori genetici e ambientali legati allo sviluppo della NAFLD, che è potenzialmente letale.

La NAFLD è causata da un accumulo di grasso nelle cellule del fegato e questa condizione è fortemente legata a obesità e diabete di tipo 2. E’ stato stimato che dal 20% al  25% della popolazione europea soffra di NAFLD, fino a rappresentare circa un terzo della popolazione del Regno Unito. Con  così tante persone a rischio, una sfida fondamentale è quella di individuare le persone che saranno più probabilmente colpite e in cui la malattia possa procedere  a cirrosi epatica o cancro, in modo che l'assistenza sanitaria possa essere focalizzata sui pazienti più a rischio.

Il coordinatore di questo progetto pionieristico di quattro anni, il dr. Quentin Anstee, dell'Istituto di Medicina Cellulare dell’ Università di Newcastle, ha dichiarato: “La NAFLD  è una condizione che diventerà  la causa più comune di trapianto di fegato in molti paesi entro un decennio, superando malattie epatiche alcol-correlate e causate da epatite virale. Si tratta di un importante problema di salute pubblica.”

“Questa ricerca riunirà esperti provenienti da centri di tutta Europa per studiare le differenze tra le persone che soffrono di questa patologia e capire il motivo per cui alcuni pazienti sono più gravemente colpiti dalla malattia rispetto ad altri.”

“Al momento non ci sono farmaci autorizzati per il trattamento della  steatosi epatica non-alcolica , e quindi il consiglio migliore ad oggi è intervenire  con una dieta. Speriamo con questo studio di  migliorare la  comprensione dei processi che riguardano la  malattia, sviluppare nuovi test diagnostici e identificare nuovi farmaci specifici.”

In questo primo ciclo del programma PHC1 Horizon 2020 sono stati presentati più di 350 progetti di ricerca con progetti riguardanti varie malattie, di cui solo il 2.5% è stato finanziato dopo la valutazione da parte di esperti indipendenti. Il progetto EPoS è stato classificato come una delle migliori proposte, con un punteggio massimo di 15 su 15. In particolare, sono stati evidenziati dagli esperti gli obiettivi chiari, pertinenti e completi e gli elevati standard di eccellenza.

Il consorzio EPoS comprende ricercatori con sede nel Regno Unito (Università di  Newcastle, Università di Cambridge e iXscient); Francia (Istituto di Cardiometabolismo e Nutrizione a Parigi); Italia (Consiglio Nazionale delle Ricerche-Istituto di Fisiologia Clinica di Pisa, Università degli Studi di Torino e di Firenze); Finlandia (Università di Helsinki); Danimarca (Centro Steno per il Diabete e Nordic Bioscience); Germania (Johannes Gutenberg-Università Mainz).

 

La rilevante rappresentanza italiana al progetto EPoS evidenzia gli importanti risultati ottenuti dalla ricerca italiana in questo campo, con l'individuazione dei diversi meccanismi che portano a questa malattia.  La dottoressa Elisabetta Bugianesi, Professore Associato in Gastroenterologia  dell’Università di Torino e responsabile  dell’ambulatorio per la NAFLD, ha detto: "In Italia il numero di pazienti con questa malattia è superiore alle attese e si sta sostituendo all'epatite C come una  delle principali cause di malattie del fegato ".   La dottoressa Amalia Gastaldelli, direttore del Laboratorio del Rischio Cardiometabolico all’Istituto di Fisiologia Clinica  del CNR a Pisa  e presidente del gruppo di studio NAFLD-EASD ha aggiunto:  " la NAFLD colpisce anche i giovani e persino i bambini. L'uso delle nuove tecniche omiche cir permetterà di definire strumenti di diagnosi non invasivi per una diagnosi precoce della NAFLD "

Pazienti con NAFLD di tutta Europa prenderanno parte allo studio, fornendo campioni che permetteranno agli scienziati di valutare le possibili differenze genetiche ed epigenetiche, le alterazioni nell'espressione genica del fegato, e i cambiamenti nel metabolismo, nonché la flora batterica intestinale. Utilizzando delle tecnologie avanzate verranno integrate tutte le informazioni e sviluppato  un modello biologico della  malattia - la prima volta che una tale analisi così dettagliata verrà eseguita su un unico grande gruppo di persone.

La NAFLD è una malattia che può portare alla morte in quanto associata ad un aumentato rischio di cirrosi epatica, cancro del fegato, infarto e ictus.

 

I punti principali

 

•             La NAFLD colpisce circa un quarto della popolazione europea ed è una delle maggiori sfide per la salute del nostro tempo

•            è una condizione che si sviluppa di solito nelle persone obese o in sovrappeso, di età superiore ai 40 anno, ma anche le persone più giovani e perfino i bambini ne possono soffrire.

•             al momento non ci sono medicine per curare la NAFLD. Ai pazienti viene suggerito di cambiare lo stile di vita, perdere peso e fare esercizio fisico.

•             gli esperti stimano che la steatosi epatica non alcolica sarà la causa più comune di trapianto di fegato in molti paesi, nell'arco di un decennio.

Per informazioni 

Amalia Gastaldelli PhD Head of Cardiometabolic Risk Unit Institute of Clinical Physiology, CNR via Moruzzi 1 56100 Pisa Italy tel +39 050 3152679/80 fax +39 050 3152166 amalia@ifc.cnr.it