23/03/2012
Il laterizio resiste con l’8,49% nel cuore della città augustea e medievale, graniglie e travertino (13.67% ) prevalgono negli edifici pre e post unitari. La qualità delle coperture si perde verso le periferie nord e sud dove si ha una presenza di superfici bituminose e metalliche rispettivamente l’1,10% e lo 0.05%. E’ il ritratto dell’Urbe vista dall’alto ‘realizzato’ dal sensore Mivis del Consiglio nazionale delle ricerche
I tetti e i terrazzi della capitale rappresentano uno scenario unico, immortalato da artisti e registi, esaltato dagli affacci panoramici di Gianicolo, Montemario e di case e alberghi più fortunati. Ma cosa rimane di cupole e spioventi storici di Roma? Come sono cambiate le coperture nel tempo? A rivelarlo è il Mivis (Multispectral Infrared and Visible Imaging Spectrometer), uno scanner iperspettrale di proprietà del Consiglio nazionale delle ricerche gestito dall’Istituto sull’inquinamento atmosferico (Iia-Cnr).
“Mivis è installato a bordo di un aereo per misurare simultaneamente la radiazione elettromagnetica proveniente dalla superficie terrestre in 102 bande spettrali”, spiega Lorenza Fiumi dell’Iia-Cnr, autrice dello studio. “L’analisi dei dati ha caratterizzato e quantificato elementi e materiali a un livello unico di precisione, poiché unisce una risoluzione spaziale di 3x3metri a una risoluzione spettrale da 0,4 a 12,7 micron”.
L’area di studio acquisita va da nord a sud della città, costeggiando il fiume Tevere, per una larghezza di circa 2,2 km ed una lunghezza di circa 26 km. “Il cuore della città, l’area augustea, medioevale, papale e preunitaria, è caratterizzato dalla prevalenza di coperture a falde con manti in laterizio, che costituiscono l’8,49% delle superfici classificate nell’intera strisciata di 26 km”, prosegue la ricercatrice. “Il dettaglio tra i ponti Palatino e Umberto I attesta una presenza di laterizi pari al 25,41%, concentrati in prevalenza nei rioni più antichi: Ponte, Regola, Parione e Sant’Eustachio. La copertura in laterizio a falde spioventi ha costituito per secoli un modello per gli edifici civili e religiosi, come traspare dall’elaborazione del rilievo”.
Nella strisciata sono poi identificate le costruzioni pre e post unitarie, riconoscibili per le grandi sedi di ministeri a Trastevere (Pubblica Istruzione), via Arenula (Giustizia) e via Flaminia (Marina) “che si caratterizzano per il tono austero, la regolarità dei volumi e la copertura piana in travertino e graniglie (13,67% del totale)”, continua Fiumi. “Altri quartieri caratterizzati dalla copertura piana sono l’Aventino e Monteverde, proseguendo a sud con Garbatella, via Ostiense e porta S. Paolo e a nord con Flaminio e Tor di Quinto. Nel ‘900, in particolare dagli anni ’60, si diffondono edifici intonacati e pitturati, con tetti piani che divengono una sorta di ‘quinta facciata’.L’edilizia abitativa è realizzata con lavori febbrili e non sempre accurati, ignorando il tema della copertura quale compimento estetico e tecnico della fabbrica: il tetto in laterizio viene sempre meno realizzato e appaiono le superfici bituminose, che costituiscono l’1,10% delle coperture totali, e quelle in laminati metallici, presenti per lo 0,05%”.
“Alla città antica, omogenea e continua, si contrappone una città ‘casuale’”, conclude la ricercatrice. “In particolare, nell’area della Magliana le coperture si connotano per l’utilizzo sregolato e caotico dei materiali: si riducono drasticamente laterizi (1,45%), travertini e graniglie (12,48%), mentre le coperture bituminose dei fabbricati industriali diventano il 6,3% e quelle in cemento-amianto sono pari al 4,2%. Per mitigare l’inquinamento ‘visivo’ del costruito si potrebbe ricorrere alla realizzazione di tetti ‘verdi’, riqualificando spazi spesso dimenticati”, conclude la ricercatrice”.
Più in generale, si attesta nell’intera area monitorata un’intensità di superfici impermeabili pari al 44,13%, per più di metà costituite da coperture in laterizi, travertini e graniglie, superfici bituminose, metalliche, sintetiche, e per la restante parte da strade (19,23%) e aree ferroviarie (1,14%).
Quanti dovessero essere interessati ad un approfondimento della ricerca possono trovare l’articolo dal titolo: Surveying the roofs of Rome, pubblicato sul Journal of Cultural Heritage, Elsevier, 2012.
Roma, 23 marzo 2012
La scheda
Che cosa: studio sui tetti di Roma
Chi: Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche
Per informazioni: Lorenza Fiumi, Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche, tel. 06/9123680-9105444, e mail: fiumi@iia.cnr.it
Ufficio stampa Cnr: Sandra Fiore, tel. 06/49933789-3383, e mail: sandra.fiore@cnr.it
Marco Ferrazzoli, capo ufficio stampa, tel. 06/49933383, e mail: marco.ferrazzoli@cnr.it