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K2 2004, successo anche per la seconda stazione Meteo

09/07/2004

La dr.ssa Elisa Vuillermoz
La dr.ssa Elisa Vuillermoz
«Anche la seconda stazione Metereologica automatica Lsi-Lastem è arrivata a destinazione: campo base Sud del K2». Così ci racconta il Dr. Gianni Tartari, coordinatore del Progetto Scienze Ambientali, K2 2004 e Presidente del Consiglio Scientifico del Comitato Ev-K²-CNR.
"La prima, delle due stazioni meteorologiche LSI-Lastem previste, è stata installata lo scorso 17 giugno ad Urdukas, in Pakistan. A differenza di quest'ultima, che verrà mantenuta per diversi anni con l'obiettivo di registrare in continuo e con frequenza oraria temperatura, pressione, radiazione solare totale, direzione e velocità del vento, precipitazioni, umidità relativa, la nuova stazione metereologica, al campo base Sud, opererà solo durante la spedizione. Per questo motivo fra i responsabili, prima fra tutti la Dr.ssa Elisa Vuillermoz, c'era una certa apprensione: ogni giorno in più permette d'arricchire la statistica dei dati raccolti.
Infatti, questa stazione, raccoglierà dati di fondamentale importanza per il Gruppo di Ricerche Glaciologiche del Prof. Smiraglia e della Dr.ssa Diolaiuti, che, risalendo lentamente il Baltoro, hanno provveduto alla distribuzione sul ghiacciaio di numerosi sensori, compresi diversi termistor (particolari sensori altamente sensibili alla rilevazione dei dati scientifici).
Le misure, che verranno raccolte al Campo Base dello Sperone Abruzzi dalla stazione metereologica, saranno inoltre messi a confronto con quelli registrati, un chilometro più in basso, ad Urdukas e aiuteranno a comprendere il comportamento delle forzanti metereologiche, in quest'area glaciale.
Completata l'installazione di entrambe le stazioni e considerato anche il buon esito dei precedenti prelievi di neve, non resta, per coronare il successo delle nostre ricerche, che aspettare il completamento dei rilievi glaciologici ed il prelievo di altri campioni di neve alle quote maggiori (favorito tra l'altro dalle abbondanti precipitazioni nevose che ostacolano gli alpinisti, ma agevolano il lavoro di chi andrà ad indagare sulla presenza, in queste aree remote, di traccianti antropogenici, giunti fin lì, da aree lontane migliaia di chilometri)".