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UN PAESE DI SANTI, NAVIGATORI, POETI E.... MASTER

27/08/2001

Secondo una ricerca del CNR e dell'Università di Sassari gli Atenei italiani organizzano ben 600 Master post-laurea. Un dato particolarmente rilevante, che indica la dinamicità del sistema formativo. Ai primi posti Economia, Politica, Sociologia e Diritto, ma avanzano Ingegneria e Comunicazione. E intanto le università del Sud recuperano terreno.

 

Chi ha detto che per frequentare un buon Master occorra andare per forza all'estero? L'Italia, in realtà, da questo punto di vista offre molte possibilità. A svelarlo è una ricerca dell'Istituto di Studi Socio-economici sull'Innovazione e le Politiche della Ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPRI-CNR), che ha esaminato questo segmento di offerta formativa per l'anno accademico appena concluso (2001-2002), con particolare riferimento al sistema universitario.

Il risultato più eclatante è che le Università italiane mettono a disposizione dei laureati ben 538 corsi di durata annuale, che diventano circa 600 se si considerano anche i cosiddetti master brevi.

Le aree disciplinari principalmente interessate a questo tipo di offerta sono economia-statistica (13%), politico-sociale (10%), giuridica (10%) e, a pari merito, medico-sanitaria, ingegneria e management-marketing (9% circa). Tra le materie emergenti che richiamano di più l'interesse dei giovani vanno segnalate comunicazione, con il 5% e informatica con il 4%. Se si tiene invece conto della dislocazione territoriale, colpisce la sostanziale uniformità tra Nord, Centro e Sud, che segnala il superamento della tradizionale sperequazione nell'alta formazione tra Centronord e Mezzogiorno.

"Si tratta - spiega Francesco Gagliardi del CNR, autore dello studio assieme a Stefano Boffo, dell'Università di Sassari - di un risultato che va al di là delle aspettative, tenuto conto che l'istituzionalizzazione dei Master è recentissima. Un dato così significativo sta a indicare la presenza di una forte disponibilità degli studenti ad investire su una formazione superiore ad elevato contenuto professionalizzante, articolata e assolutamente competitiva con quella degli altri Paesi".

Ultima sorpresa: tra università pubblica e privata in questo settore non si manifestano più rilevanti squilibri: "Ciò indica - spiega Stefano Boffo - come con l'autonomia la gestione degli atenei pubblici si stia uniformando ad un modello di università sempre più di tipo imprenditoriale"

 

Roma, 27 agosto 2002

 

Per ulteriori informazioni: Francesco Gagliardi 06-49937865 Stefano Boffo 328-9420843



News a cura dell'Ufficio Stampa